A seguire, i verbi e le azioni connesse: cercare, trovare, nascondere, vendere, comprare; gettare (la rete), tirare (a riva), raccogliere (i pesci buoni) e buttare (i cattivi); separare (i buoni dai cattivi) e scagliare (nella fornace). Gli oggetti (tesoro, perla, pesci) si trovano e si acquistano. Per il Signore noi siamo la pecora perduta, la perla, il tesoro. Per noi lui ha dato tutto se stesso, fino alla morte di croce. In verità è Dio che ci cerca e ci trova, prima che noi potessimo volerlo e scoprirlo. Da vero scriba del regno dei cieli, Agostino scrive che noi cerchiamo il Signore perché Lui ci ha già trovato. La felicità è quella di sentirsi cercati e trovati: amati. Da questa coscienza nasce l'impulso a spartire lo stesso amore, a raccontare la stessa buona notizia. L'evangelizzazione è la trasmissione della passione del cuore verso lo stesso tesoro nascosto dentro ciascuno. Noi iniziamo col farci ritrovare da Gesù e continuiamo a cercarlo e a scoprirlo negli altri. Il gesto ampio e largo del pescatore nello gettare la rete è come quello del seminatore; assomiglia ad un abbraccio totale, includente. Resta sullo sfondo la prospettiva seria del giudizio finale e il rischio della fornace. In modo esigente e insieme appagante veniamo impigliati nel mistero della vita e della salvezza, tutti raccolti nella stessa rete. Quattro parabole in sette versetti. Gesù è la perla, ma è anche il mercante: per acquistarci ha dato tutto se stesso, fino alla croce. Forse anche noi siamo il tesoro che Dio cerca e trova, alla fine. E questo è il paradiso, la gioia più grande che dura tutto il tempo fuori dal tempo. Somiglia più a una festa nuziale che a una pesca abbondante. E alle nozze si addice la preziosità del tesoro e l'unicità della perla.

*Don Ivan Leto

sacerdote della Diocesi

Civitavecchia - Tarquinia

Avvisiamo i lettori che la rubrica di commento al vangelo riprenderà a settembre, dopo un breve pausa estiva