Allarme cinghiali a Viterbo: il Comune fa la sua parte ma, con gli agricoltori, chiede aiuto a tutte le istituzioni coinvolte.

«L’ultimo incontro sulla problematica cinghiali si è svolto il 23 luglio scorso – dice Marco Nunzi, consigliere comunale con delega alle attività produttive – da remoto con me, la sindaca Chiara Frontini e tutti i diretti interessati della Regione Lazio. Sembra che il nostro iter burocratico e amministrativo stia per finire e, così, potremo iniziare con il contenimento che, come già ho detto più volte, prevede le due tipologie di cattura per telenarcosi e con le gabbie».

Ormai non si contano più i video sui social in cui vengono ripresi fino a 10-15 cinghiali in gruppo, con molti cuccioli, che scorrazzano indisturbati. Ultimo ‘plotone’ segnalato la scorsa notte tra via Vicenza e via Piave ma, ormai, sono un po’ ovunque.

«Abbiamo chiesto aiuto alla Provincia e a tutti i cacciatori selezionatori – continua Nunzi - tutti consapevoli che soltanto insieme possiamo ridurre questa problematica, facendo ognuno il suo. Ne va della reale possibilità di causare danni economici, come per gli allevamenti di suini e anche della libertà di movimento dei cittadini: se dovessimo avere qualche caso di Psa allora sarebbero problemi serissimi. Ad oggi, dopo l’ordinanza sindacale e l’approvazione del Priu, il Comune può soltanto limitare i danni facendo contenimento sui cinghiali urbanizzati e, quindi, stiamo chiudendo le pratiche per assegnare l’incarico a ditte specializzate nella telenarcosi e nella messa in funzione delle gabbie».

Tempistica. «I tempi previsti per iniziare le operazioni di cattura dei cinghiali sono metà settembre/metà ottobre – conclude Nunzi - Le spese supplementari per la raccolta dei rifiuti sono a carico del Comune così come eventuali danni da cinghiali dentro la città, si sappia però che tutti gli animali sono di proprietà della Regione e che, nell’ultimo incontro, abbiamo sottolineato quanto pesi per un Comune come Viterbo questo tipo di gestione».

Remo Parenti, presidente di Confagricoltura Viterbo-Rieti spiega che «sono oltre 6 anni che denuncio la situazione dei cinghiali. Sono e saranno sempre di più creando enormi problemi. Prima i cinghiali erano segnalati solo per le aziende agricole, oggi che toccano i cittadini ci si inizia a muovere».

E’ seccato il presidente Parenti perché si agisce solo dopo anni e anni.

«Tutto nasce, forse, dall’incrocio – continua Parenti – tra i vecchi cinghiali maremmani con altre razze. E’ una fesseria la diceria che i cinghiali sono arrivati in città perché noi umani avremmo occupato i loro spazi vitali. Da 50 anni un milione e mezzo di ettari di terreni agricoli sono stati abbandonati e convertiti in boschi e foreste e, ultimamente, le colture sono lasciate perché non convengono più anche per l’invasione dei cinghiali».

Remo Parenti è quindi netto: «Serve contenere i cinghiali in ogni modo possibile, anche i meno cruenti come sterilizzazioni e catture, perché prolificano sempre di più: una volta si incontravano singoli esemplari, ogni girano in branchi. E il numero aumenterà perché già nelle campagne sono in sovrannumero».

Il numero uno di Confagricoltura Viterbo-Rieti, poi, difende gli amministratori locali perché «è inutile dare colpe a chi amministra, in città non si può sparare e vengono solo catturati ma è come svuotare il mare con un bicchiere: vengono catturati una decina ma poi ne arrivano altri trenta. In tanti casi noi agricoltori siamo arrivati a smettere di coltivare. Chiedo fortemente, per seminare ancora, che, da parte della Regione, ci sia la garanzia assoluta che qualsiasi danno si verifichi gli imprenditori agricoli vengano risarciti totalmente entro la fine dell’anno. Le amministrazioni locali sono proprietari di queste bestie e devono risarcire tutti i danni, non una piccola parte e dopo anni. Altrimenti chiuderemo: non basta che ci consentano di uccidere i cinghiali, bisogna affrontare il problema strutturalmente».