CIVITAVECCHIA – «Il fatto di essere la Porta d’Italia sarà un valore aggiunto». Lo ha sottolineato il capogruppo di FdI Massimiliano Grasso, illustrando il documento alla base del consiglio comunale aperto di ieri per discutere la proposta di uscire dalla Città metropolitana di Roma e istituire appunto una nuova provincia autonoma, “Porta d’Italia”. Tra i benefici evidenziati, ad esempio, l’omogeneità dal punto di vista socio economico del litorale a nord di Roma, l’unicità del territorio che avrebbe sotto l’egida dello stesso ente decisore il porto di Civitavecchia e l’aeroporto di Fiumicino, una vicinanza ed identità simile dal punto di vista storico, archeologico e naturalistico. Restare oggi nella Città metropolitana, a detta dei consiglieri di opposizione che stanno portando avanti la battaglia, significa continuare ad essere la periferia di Roma.

«Non sarà il caso di andare nelle nuova provincia con un concetto di parità, facendo le regole insieme?» si è chiesto Roberto Melchiorri di Civitavecchia C’è. «Le prospettive che ha Civitavecchia le hanno in pochi - ha sottolineato il sindaco di Santa Marinella Pietro Tidei - e vanno colte. Perché non avere il coraggio di costruire qualcosa di nuovo? costruiamo insieme lo sviluppo economico del territorio». Un referendum sì, ma per chiedere a tutti i cittadini dei territori se vogliono uscire da Città Metropolitana, è la proposta avanzata dalla consigliera regionale Pd Michela Califano, con il vicesindaco metropolitano Sanna che ha ricordato come «Civitavecchia, in questi quasi tre anni, ha ricevuto 21,6 milioni - ha spiegato - 17,5milioni per Fiumicino». «Il Pd ha politicizzato questa scelta – ha ricordato il capogruppo di FI Luca Grossi – oggi chiedo di non disperdere il lavoro svolto da questi amministratori per un progetto per il bene del territorio. Non vedo altri interessi di questi sindaci». 

Nel corso del dibattito è emerso come la proposta di creare la nuova provincia di Porta d'Italia, deliberata da quattro quinti dei futuri aderenti, sia arrivata in Parlamento e potrebbe ottenere l'approvazione entro pochi mesi. Il litorale potrebbe quindi essere dotato di un’amministrazione autonoma, slegandolo da Roma e dando vita a nuove istituzioni locali, tra cui una prefettura dedicata. Una svolta che, per molti, consentirebbe di eliminare i disagi legati alla necessità di rivolgersi alla Capitale per numerosi servizi, come la gestione dei rifiuti. Per Civitavecchia, la questione assume ancora maggiore importanza. Se la proposta della nuova provincia verrà approvata, il territorio potrà essere parte integrante di una realtà amministrativa autonoma, insieme ai comuni di Fiumicino, Ladispoli, Cerveteri, Santa Marinella, Tolfa e Allumiere. In caso contrario, la città rischia di trovarsi isolata dal resto dell'area metropolitana di Roma. Un isolamento che avrebbe come uniche opzioni il dover accodarsi a decisioni prese da altri, con Fiumicino come protagonista, oppure tentare di entrare nella provincia di Viterbo tramite referendum.

Il consiglio è andato avanti fino a tarda serata, con numerosi interventi da parte dei consiglieri comunali, cittadini ed amministratori. 

A chiudere il sindaco Marco Piendibene, che ha ribadito con convinzione la propria posizione. «Nessun sindaco di quelli che oggi portano avanti questo progetto hanno fatto un referendum o hanno scritto le proprie motivazioni nel programma – ha spiegato – noi abbiamo scritto chiaramente nel programma elettorale che saremmo usciti dalla Provincia Porta d’Italia. Due elementi ci potrebbero far tornare indietro o comunque riesaminarla insieme: se dovesse passare una legge per l’elezione diretta del presidente della Provincia, abrogando le legge Delrio. E poi la presentazione, da parte dell’opposizione, delle 2000 firme necessarie per chiedere una consultazione popolare. Si studia insieme il quesito referendario e si procede con il referendum». Una apertura per poter riconsiderare il percorso intrapreso oggi, quello cioè di rimanere all’interno di Città Metropolitana.  

©RIPRODUZIONE RISERVATA