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Una settimana “calda”. Si preannuncia tale, quella che attende l’amministrazione Frontini chiamata nei prossimi consigli comunali del 7 e del 9 marzo a riferire e a dare risposte su quanto accaduto in merito a Viterbo in Festa e sulla Consulta del volontariato.
Argomento, quest’ultimo, che solitamente non ha mai sollevato particolari contrasti tra maggioranza e opposizione.
Al contrario di ciò che invece sta accadendo ora con le modifiche al regolamento proposte dall'attuale esecutivo.
Variazioni “indigeste'” che hanno già subito diversi stop. Prima nei due giorni di commissione, poi in consiglio comunale quando si è deciso di aggiornare la discussione all’assemblea di martedì 7 marzo.
Opposizione sugli scudi per una serie di incongruenze rilevate, a iniziare da quella che Antonella Sberna, consigliera di Fratelli d’Italia, definisce una «situazione paradossale in cui 15 associazioni (circa il 20% del totale) decidevano per il restante 80%».
Il mancato coinvolgimento di tutte le associazioni è tra i rilievi che la Sberna, ma anche altre forze di minoranza, sollevano.
«Alcune associazioni hanno fatto pervenire al Comune le loro osservazioni, assolutamente in maniera spontanea. Non c’è stato - rimarca - un coinvolgimento partecipativo di tutte le associazioni della Consulta nel processo di redazione del nuovo regolamento».
Un paradosso soprattutto per «un’amministrazione che ha fondato tutta la sua campagna elettorale, decennale, sull’ascolto, sulla partecipazione e sul coinvolgimento. Poi su una questione che prevede una modifica anche sostanziale di un regolamento che impatta sulla vita di tante associazioni non le coinvolge» lamenta.
Per la consigliera meloniana il dibattito sul regolamento della Consulta deve essere condiviso con l’intero parlamentino di Palazzo dei Priori.
«Sul volontariato siamo tutti convinti che non ci si possa dividere, che non possa essere oggetto di scontro ma non può essere nemmeno che, per la pura e semplice linea politica dettata dall’amministrazione che ha messo su un programma elettorale di dubbia qualità, di fatto si passi sopra a tutto e tutti comprese le associazioni stesse che potrebbero portare, tutte non solo alcune, il loro contributo. Come dovrebbero poter fare tutti i consiglieri di maggioranza e di opposizione».
Un altro nodo da sciogliere è la composizione della Consulta.
Nella proposta di modifica il presidente sarebbe espressione delle associazioni e da loro eletto mentre nel regolamento vigente tale ruolo è in capo al consigliere delegato alla Consulta.
Nel nuovo documento invece il Comune sarebbe rappresentato da due consiglieri, uno di maggioranza e uno di opposizione, che pur concorrendo al quorum non avrebbero però diritto di voto.
Per Antonella Sberna «un’aberrazione».
Sia perché se si fa parte del quorum «si deve poter avere diritto di espressione di voto» ma soprattutto perché essendo la Consulta un organo dell'assemblea comunale «siamo profondamente convinti che sia importante che resti in seno al consiglio, con delle rappresentanze dei consiglieri comunali all’interno della sua composizione, per la funzione di raccordo formale con il dirigente e con la macchina amministrativa».
«Noi - prosegue - obiettiamo a questa maggioranza che sta creando un ibrido: perché o la consulta è tutta esterna, quindi si autogestisce non è più un organo del consiglio comunale ma viene previsto che sia audita e consultata in alcune particolari occasioni, tipo la redazione del bilancio, oppure rimanga un organo del consiglio comunale ma con l'espressione interna dei consiglieri comunali».
Antonella Sberna rivolge poi delle domande all’amministrazione: «Qual è l’obiettivo di questa consulta? Quali saranno i compiti che questo organo dovrà avere nei confronti dell’amministrazione?».
Chiede inoltre «perché non vengono rimodulati anche gli obiettivi di un organo che è il cuore pulsante della città? Le associazioni arrivano dove non arrivano le amministrazioni, sono sussidiarie alle attività relative alle politiche pubbliche riguardanti le materie di loro competenza. Quindi - conclude - venga data loro la giusta dignità, non solo con cambiamenti di forma ma soprattutto con considerazioni di sostanza».