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Geotermia, no grazie. E’ netta la contrarietà al progetto per la fase esplorativa di due pozzi, con trivellazioni profonde 3 chilometri, nelle località Li Piani e Servelli al confine tra i comuni di Caprarola e Carbognano, espressa dalle istituzioni e dai titolari delle aziende del Consorzio Insediamenti Produttivi Carbognano. Nella zona interessata - circa 30mila ettari in prossimità del lago di Vico - insistono varie attività che si occupano di coltivazione e trasformazione delle nocciole, caposaldo dell’economia locale. Terreni che rischiano di essere espropriati e, qualora la fase esplorativa non desse i risultati sperati dalle due società proponenti, devastati senza possibilità di ripristino. Compromettendo sia l’aspetto ambientale che economico del territorio.
La tematica e le criticità a essa collegate sono state al centro di un convegno, tenuto ieri pomeriggio nella sala Benedetti di Palazzo Gentili, a cui hanno partecipato i sindaci dei Comuni interessati, il vice presidente del consiglio regionale Enrico Panunzi, il presidente della Provincia Alessandro Romoli, la consigliera comunale Luisa Ciambella, il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo (in video collegamento) e l’avvocato Vanessa Ranieri, che rappresenta i Comuni le aziende del Consorzio che hanno presentato un primo ricorso al Tar poi un secondo, per motivi aggiunti, contro la determina della Regione. Udienza fissata al 19 giugno. «Davanti alla stessa giudice che ha bloccato la discarica di Arlena, e questo ci fa ben sperare» annota Eugenio Stelliferi, vicesindaco di Caprarola, il quale confida anche sulla sentenza del Consiglio di stato che, su istanza della Lipu, dichiara che «l’habitat del lago va salvaguardato». E il secondo ricorso per motivi aggiunti è stato presentato proprio sulla scorta di tale sentenza. Le criticità derivanti dall’attività geotermica sono state illustrate dal vulcanologo Mastrolorenzo, che nel 2015 mise in guardia anche in merito alle esplorazioni nella zona dei Campi Flegrei, attualmente interessata da una serie di sciami sismici. Per Mastrolorenzo le perforazioni sono pericolose perché «l’immissione dei fluidi può alterare l’equilibrio delle falde, c’è il rischio della perdita del controllo dei pozzi con esplosioni e risalita dei fluidi immessi per comprimere rocce, e possono indurre e innescare terremoti di magnitudo superiori anche al 4 grado».
La consigliera Ciambella, pur apprezzando l’intervento della Provincia, rimarca che «le istituzioni sarebbero dovute intervenire prima perché la fase politica è ampiamente superata, ora la questione è all’attenzione dei tecnici regionali sul piano giuridico». Sottolineando che si tratta di un’operazione complessa «che riguarda 22 milioni di euro per uno studio della zona», rende noto l’incontro che, insieme al presidente del consorzio di Carbognano Angelo Bruzziches, ha avuto con il governatore Rocca e assicura che la «Regione sta attenzionando la vicenda». Plaude poi al Comune di Caprarola per aver presentato il ricorso perché i pozzi trivellati «sono a 300 metri dal consorzio e poco distanti da Palazzo Farnese».
Intervento su cui replica Stelliferi rimarcando che il tema è «stato attenzionato dalla politica già nel 2011 perché il territorio non è adatto né per la fase esplorativa né per i pozzi»
Ringraziando poi il presidente Romoli «che ha convocato l’Avvocatura per affiancarsi al ricorso» ha concluso invitando ad «abbandonare lo steccato politico e a fare quadrato».
Il vicepresidente del consiglio della Pisana Panunzi, dopo aver ripercorso le varie tappe del progetto che risale al 2011 e le molte incongruenze sia di tipo normativo che societario, dichiara di aver «proposto una moratoria per sospendere tutti gli atti autorizzativi». Evidenziando che «non essendo ultimata la conferenza dei servizi in quanto non è stata ancora completata la Via (valutazione impatto ambientale) sui fluidi, la Regione, la politica può annullare l’ultimo documento emesso dalla Pisana in questo mese di maggio».
Il presidente della Provincia Romoli, per quanto attiene la conferenza dei servizi tiene a rimarcare che il parere dell’ente riguarda soltanto le emissioni in atmosfera - «abbiamo espresso parere negativo» - e il vincolo idrogeologico.
Conclude assicurando che Palazzo Gentili sta portando avanti «tutti gli atti per ricorrere contro il provvedimento emanato e anche tutte le azioni atte a tombare interventi che minacciano le produzioni agricole, il paesaggio e il territorio».