Centodiciotto nuovi casi a Viterbo nel 2023, 60 a Nepi e 10 a Montefiascone in solo due mesi d’apertura. Sono i numeri degli accessi ai centri antiviolenza, forniti ieri, da Laura Scaramuccia, vice presidente dell’associazione Kyanos che li gestisce, in occasione dell’incontro “Libera di essere donna nella scuola, nella società, nel lavoro” organizzato in Provincia. Un’iniziativa voluta dalle consigliere alle pari opportunità Giulia De Santis e Dominga Martines.

«La maggior parte delle donne - ha aggiunto Laura Scaramuccia - ha un’età compresa tra i 30 e i 40 anni. Grazie al lavoro di rete importante che è stato ben impostato, nel 2022-2023 sono aumentati del 4% gli accessi delle donne attraverso le forze dell’ordine». Scaramucci ha rimarcato come la violenza di genere sia trasversale. «Per i 2/3 si tratta di donne italiane - ha aggiunto - molte hanno un’istruzione secondaria, alcune sono laureate. La maggior parte delle violenze si consuma in casa e solo il 2% deriva da persone sconosciute». Parlando del lavoro che si sta facendo nelle scuole, la vice presidente di Kyanos ha sottolineato la maggiore consapevolezza delle ragazze rispetto ai loro diritti. Sulla violenza di genere si è soffermato anche il questore Fausto Vinci: «La violenza di genere purtroppo c'è sempre stata - ha detto - solo che finalmente non si ha più paura di denunciare». Ha ricordato che l’anno scorso «abbiamo inaugurato un nuovo centro anti-violenza a Vetralla. Tutti erano felici, io no, perché la necessità del luogo di ascolto sta a significare la forte presenza di violenza di genere». Il discorso però si è allargato al ruolo della donna. «Il percorso per la parità è iniziato con le prime elezioni democratiche ma ancora non è terminato - ha aggiunto il questore -In questo paese gli incarichi più importanti non sono mai rivestiti da donne. Per esempio Viterbo non ha mai avuto un questore donna. Sono contro le quote rose perché deve esserci la capacità di premiare l’individuo a prescindere dal sesso». Prima di lui, il presidente della Provincia, Alessandro Romoli, nell’introdurre l’incontro, aveva sottolineato che «essere donna significa dover dimostrare sempre di più. Si deve lavorare, iniziando dai più giovani, sul ribadire la pari dignità delle donne e che l’individuo va preservato a prescindere dal sesso». Rispetto alle quote rosa, Romoli ha osservato che «nella provincia di Viterbo sono ancora poche le donne nelle più alte sfere amministrative, solo 6 Comuni su 60 sono a guida femminile, e anche qui in provincia abbiamo una sola consigliera».

«L’esperienza di tutti i giorni ci porta a conoscere la pragmaticità che contraddistingue il lavoro femminile - ha detto il prefetto Gennaro Capo - C'è ancora fortissima disparità in tutti i settori. Basta vedere la differenza sui numeri delle donne presenti al parlamento europeo rispetto a quello italiano. Abbiamo ancora tanto lavoro da portare a compimento, si devono vincere tante battaglie e sono convinto che non avremo timore nel raggiungere gli obiettivi».

Un’esortazione alle donne è arrivata dal vescovo Orazio Francesco Piazza: «non vi fermate solo sull’analisi delle difficoltà, progettate e cercate di andare avanti. La sensibilità femminile serve per creare società più umane».