Oggi è in scadenza il consiglio provinciale, che andrà al rinnovo il 17 marzo 2024. Una conclusione di mandato che riguarda però solo l’assemblea di Palazzo Gentili, non il presidente.

E’ una delle “singolarità” introdotte dalla contestata riforma Delrio per spazzare via le Province. Una riforma che, oltre a depotenziare un ente fondamentale in termini di rappresentanza dei territori soprattutto in quelle regioni dove insistono città metropolitane che fagocitano risorse come è nel caso del Lazio, ha espropriato i cittadini del diritto di votare i propri rappresentanti.

Le Provinciali, essendo elezioni di secondo livello, coinvolgono soltanto sindaci e amministratori che si votano tra di loro.

A spiegare il complesso, e pasticciato, meccanismo messo in piedi da Delrio è lo stesso presidente della Provincia Alessandro Romoli.

«Contrariamente agli altri enti in cui il presidente è legato al Consiglio, - spiega Romoli - nel caso delle elezioni provinciali si tratta invece di due organismi completamente scollegati, ognuno dei quali viene votato con due diverse schede. Una per eleggere i consiglieri, e si ripartisce il consiglio in quota proporzionale, l’altra è a voto secco per il solo presidente».

Differente è anche la durata di mandato dei due organi: 4 anni per il presidente e 2 per il consiglio.

«Potremmo definirle, un po’ come avviene in America, elezioni di metà mandato che cambiano anche il consiglio provinciale che si riforma secondo i criteri di proporzionalità sulla base elettorale composta da tutti i sindaci, consiglieri e assessori».

Nelle ultime Provinciali, il 20 dicembre 2021, vennero eletti sia il presidente che l’assemblea consiliare.

Sono passati due anni e quindi il consiglio è in scadenza.

Cosa accadrà ora?

«Ho 90 giorni di tempo per convocare le elezioni che probabilmente verranno effettuate il 17 marzo. Anche la Provincia di Latina andrà alle urne nello stesso giorno. Diverso il discorso invece per l’ente di Rieti, anch’esso in scadenza, che però andrà al voto dopo l’election day di giugno perché è uscita una norma che prevede lo slittamento nel caso in cui nel territorio provinciale interessato oltre la metà dei Comuni vada al rinnovo di sindaci e consigli».

Per quanto riguarda la carica di presidente di Palazzo Gentili, Romoli precisa, utilizzando il condizionale: «Il mio mandato scadrebbe il 20 dicembre del 2025 e con i 90 giorni successivi arriverei fino al 20 marzo del 2026. Nel mio caso la condizione è che devo permanere nel ruolo di sindaco».

Il Comune di Bassano in Teverina, amministrazione di cui Romoli è al governo da tre mandati, è tra i paesi del Viterbese interessati dalle Amministrative del prossimo giugno.

Nel frattempo «permango nella carica di presidente della Provincia. L’unico requisito che devo mantenere a giugno, quando si terranno Comunali ed Europee, è quello di essere eletto sindaco di un Comune del Viterbese. In quel caso si tornerà a votare nel 2026 sia per il presidente di Palazzo Gentili sia per il consiglio provinciale che avrà esaurito il mandato dei due anni».

Al di là della possibile alternativa di presentarsi candidato a sindaco in un altro Comune, Alessandro Romoli confida anche «su tutta una serie di riforme che il Governo sta ponendo in essere per quanto concerne il limite del numero di mandati per gli enti locali con possibili novità anche per le Province».

L’Upi Lazio infatti sta facendo pressing affinché nel ruolo di presidente dell'ente provinciale possa essere eletto non necessariamente un sindaco, già gravato da innumerevoli impegni, ma anche un semplice consigliere comunale.