Rifiuti: un grande affare per chi opera nel settore, una maledizione per Viterbo. La città dei Papi, forzosamente, da anni si deve accollare l’enorme mole di immondizia prodotta da Roma e da tutte le altre province laziali. E mentre la Capitale, pur se con notevole ritardo, sembra ora aver individuato una strada per far fronte alla ‘grande monnezza’ con un termovalorizzatore che però non sarà realizzato prima di due-tre anni, le altre province continuano a fare orecchie da mercante all’appello con cui il governatore Rocca aveva esortato gli amministratori a presentare, entro l’estate, un piano rifiuti indicante le aree in cui realizzare le discariche a servizio dei rispettivi territori.
Come rimarcato nelle ultime ore dal presidente della Regione: «Oggi Viterbo è la discarica del Lazio perché nessuno finora si è voluto prendere la responsabilità di indicare i siti di conferimento su base provinciale. Nel Lazio abbiamo una sola discarica, a Viterbo, che si fa carico dell'intera regione e ho detto più volte che questo è insostenibile» ha ribadito.
«I rifiuti rappresentano un tema delicato davanti al quale spesso la Regione viene lasciata sola. Individuare i siti è compito primario delle Province e delle Città Metropolitane. Spesso l’inerzia di altri enti genera conflitti e tensioni. Gli enti locali devono collaborare con spirito istituzionale nell’interesse del bene comune» ha aggiunto Francesco Rocca per poi affermare: «Stiamo lavorando al prossimo piano rifiuti e spero possa vedere la luce prima della fine dell’anno. Un piano che non sarà vittima dell’ideologia e metterà al centro l’economia circolare nell’interesse esclusivo delle nostre comunità».
Un business, quello del pattume, che si declina con lo smaltimento e il conferimento in discarica ma anche con gli appalti per la gestione del servizio di raccolta differenziata. E spesso le ditte che non sono riuscite ad aggiudicarsi le gare sono pronte a dare battaglia a colpi di carte bollate. Situazione in cui è incappata l’amministrazione provinciale viterbese chiamata in causa, insieme a due Comuni e alle aziende aggiudicatarie, da due diverse società che hanno fatto ricorso al Tar. Nel primo caso - udienza fissata al 23 ottobre - è l’Ecosud Srl a presentare ricorso al tribunale amministrativo contro l’ente di via Saffi, il Comune di Bassano Romano e nei confronti di Gesenu per ottenere l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia della gara con cui è stato affidato il servizio di igiene urbana, per la durata di 5 anni, a Gesenu Spa.
Sospensione dell’efficacia che, stando a quanto richiesto nel ricorso, dovrebbe portare all’annullamento del contratto, se già stipulato con la società aggiudicataria, e al conseguente subentro della Ecosud. Identiche le motivazioni anche per il secondo ricorso al Tar e identico anche il giorno dell’udienza: il 23 ottobre. Anche in questo caso la Provincia si costituirà in giudizio. A ricorrere contro l’ente, il comune di Castel Sant'Elia e nei confronti di Tekneko Sistemi Ecologici, è Ecology Srl che chiede l’annullamento dell'aggiudicazione alla Tekneko del servizio di gestione igiene urbana per la durata di 5 anni esprimendo, al contempo, la disponibilità a subentrare nel contratto.
In entrambi i casi, le società ricorrenti chiedono in subordine il risarcimento del danno subito. L’incarico di difesa e rappresentanza della Provincia di Viterbo è stato conferito con decreto del presidente Alessandro Romoli a due legali interni all’ente.