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«Nella provincia di Viterbo ci sono 69 impianti eolici per 3.252 ettari impegnati c’è un’evidente saturazione del territorio. Ora stiamo aspettando le linee guida. Una volta arrivate bloccheremo i nuovi impianti nella provincia di Viterbo». Lo ha detto il presidente della Regione, Francesco Rocca, che questa mattina ha tenuto una conferenza stampa congiunta al ministero del Collegio romano, insieme al sottosegretario Vittorio Sgarbi. «Voglio dire che questa non è una battaglia che ci vede fuori dal tempo e con gli obiettivi del 2030 - ha sottolineato il governatore del Lazio - La Regione li vuole centrare a partire dalla decarbonizzazione. Non è una lotta contro la scienza ma contro lo scempio della bellezza».
«Ho conosciuto Rocca in campagna elettorale e mi ha stupito la sua sensibilità sul tema costituzionale del paesaggio– ha aggiunto Sgarbi- È in corso un’aggressione al paesaggio senza nome e volto, ma criminale, che in alcune regioni è più evidente, se si pensa che le pale eoliche sono 9 in Piemonte e 1.700 in Puglia. Un numero altissimo è anche quello in Sicilia e Calabria. È una devastazione grave del paesaggio da parte dello Stato. Il Lazio ha alcuni luoghi felici e beati come il reatino, dove non ci sono parchi eolici o fotovoltaici. Un’isola felice. Più colpite sono le aree di Latina e Frosinone ma l’area più colpita è la provincia di Viterbo. Un’aggressione purtroppo già compiuta».
Sul paesaggio Sgarbi ha detto che «c'è una sensibilità debole da parte delle istituzioni, una aggressione senza nome e senza volto ma di aspetto criminale, una aggressione peraltro che trova in alcune regione più facile accoglimento: abbiamo 9 pale eoliche in Piemonte e 1700 in Puglia, un numero altissimo anche in Sicilia. C’è una devastazione grave del paesaggio da parte dello stato e con la sua autorizzazione».
Sulla presa di posizione del presidente della Regione e del sottosegretario interviene Legambiente che, al contrario, chiede di spingere su eolico e fotovoltaico.
«Altroché frenare, nel Lazio è necessario accelerare nella diffusione di pannelli solari e pale eoliche - dichiarano Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio e Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente - altrimenti non sarà centrato alcun obiettivo di decarbonizzazione né nel 2030 né mai».
Secondo i due esponenti dei Legambiente «per contrastare le emissioni climalteranti e proteggere l’ambiente, il paesaggio deve cambiare e le ciminiere che lo hanno devastato, devono cedere il passo agli aerogeneratori, perché la devastazione paesaggistica che rischiamo di vedere in modo permanente sul territorio laziale e nazionale, in caso di rallentamento della transizione energetica, è quella causata dalla crisi climatica. Che il territorio del Lazio, poi, possa già essere addirittura troppo pieno di energie rinnovabili è chiaramente un enorme errore - concludono Sacchi e Cianfani - in una regione dove la produzione energetica è legata quasi totalmente a fonti termoelettriche».