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Un ricordo e un omaggio a Viterbo completamente nel degrado e nell’abbandono ma dal Comune silenzio assoluto. Angelo Russo, ideatore della Macchina di Santa Rosa “Sinfonia d’archi”, passata dal 1991 al 1997, ha convocato ieri mattina una conferenza stampa presso la sala Don Milani a Palazzo Grandori con il titolo che è tutto un programma: “Dal sogno al degrado”. Obiettivo dell’incontro segnalare e proporre soluzioni al degrado di tanti monumenti e alla falsa narrativa su tante questioni inerenti lo sviluppo di Viterbo e dei suoi beni storico-artistici. Partendo dalla porzione di “Sinfonia d’archi” che, nel 2012 con l’amministrazione Marini, fu posizionata nella rotatoria tra Poggino e Teverina «e che da allora non ha avuto nessuna manutenzione ed oggi versa in assoluto abbandono e degrado», ha detto Russo in conferenza stampa. «E’ stata inviata una Pec di segnalazione il primo luglio 2022 che non ha mai ottenuto risposta – continua Russo - e faccio presente che pur essendo di proprietà comunale l’opera io ne ho i diritto morali d’autore che mi permettono di rivendicare la paternità e di oppormi a qualsiasi deformazione, mutilazione o altra modificazione dell’opera stessa». La conferenza stampa, però, è stata voluta da Angelo Russo con gli architetti Alfredo Passeri e Maurizio Errigo soprattutto per denunciare sia il degrado di molti monumenti che per lavorare al recupero di tante opere incompiute. Tra queste l’ospedale Grande degli Infermi, le Terme Inps, l’ex Banca d’Italia, Palazzo Donna Olimpia, il parcheggio del Sacrario ed il Museo delle Macchine. In particolare, su quest’ultimo, «il 5 dicembre 2015 fu presentato l’evento denominato ‘Sinfonia per il museo’ che ebbe una larga partecipazione delle istituzioni locali – continua Russo – e voleva essere promozionale per il progetto del Museo delle Macchine. Poi, con l’amministrazione Michelini, fu istituito un gruppo di lavoro capitanato dal prof. Passeri con ideatori, costruttori, presidente del Sodalizio Facchini ed alcuni politici per valutare un percorso che portasse al museo delle Macchine con un dossier di 100 pagine con siti, fattibilità e costi. Forse per l’aspetto economico il progetto è finito nell’oblio».
«Si è perduta la priorità degli interventi in città – ha detto l’architetto Passeri – e le manutenzioni vengono fatte passare per grandi opere. I beni pubblici sono ignorati, nessuno investe sul loro recupero, non esiste dialettica e tante decisioni sono prese dall’alto. Tantissimi negozi chiudono e se ne parla pochissimo senza indagare sui veri motivi». L’architetto Maurizio Errigo spiega che «ho sempre apprezzato il tessuto morfologico ed urbanistico di Viterbo. Tanto che mi sono trasferito qui. Da urbanista, però, non posso non notare che Viterbo ha un Piano regolatore tra i più vecchi d’Italia, secondo solo a Catania che lo sta aggiornando, in cui manca un piano particolareggiato del centro storico, dove ci sono scarsi strumenti di pianificazione urbanistica e valorizzazione territoriale. Qui l’urbanistica è scomparsa negli anni ’70 e si procede solo con l’edilizia».
Scendendo nel dettaglio Errigo ha sintetizzato le eccellenze di Viterbo e i relativi problemi. Sulla storia ed il medioevo l’architetto ha parlato di «scarsa consapevolezza del valore storico, mancanza di educazione alla bellezza e di manutenzione e cura, abitudini e comportamenti scorretti»; sulle Terme «improvvisazione, scarsa valorizzazione e collegamenti migliori con Roma che con il centro di Viterbo!».
Il titolo di patrimonio Unesco per la Macchina di Santa Rosa, per Errigo, è però legato a uno «scarso indotto perché si parla per un anno, si lavora per due mesi e la festa dura poche ore». Quindi la posizione baricentrica di Viterbo che è cronicamente «non servita da adeguati collegamenti stradali e ferroviari».