Varco elettronico a Porta Romana, la città si divide.

Come era facilmente prevedibile, la notizia dello stanziamento di 120mila euro destinati dall’amministrazione Frontini all’installazione del dispositivo per impedire l’ingresso delle auto in centro sta provocando una serie di reazioni sui social da parte dei cittadini

Chi plaude, prefigurando che l’installazione del varco elettronico vada nella direzione di far diventare isola pedonale l’intero centro, chi invece esprime contrarietà e perplessità temendo che l’ipotesi di tale futuro sarebbe il colpo di grazia per la città dentro le mura. Andando ad acuire il fenomeno dello spopolamento e della desertificazione, iniziato negli anni '90, che ha visto moltissimi viterbesi traslocare nei nuovi quartieri periferici, in palazzoni tutti uguali ma più moderni e soprattutto dotati di parcheggi.

E le dichiarazioni della sindaca sul fatto che il varco verrebbe attivato in occasione di eventi e manifestazioni che si svolgono in centro, non sembrano rassicurare i dubbiosi.

Tra chi plaude c’è la Pro loco che auspica che col tempo «si arriverà a ridare dignità al centro storico» perché «siamo certi che con le modalità giuste, quelle adottate dalla maggior parte delle città turistiche di arte e cultura, accompagnando questa scelta con provvedimenti che consentano di poter vivere e lavorare a chi vive e lavora in centro, questa sia l’unica direzione possibile per il futuro di questa città»

E se per la Pro loco, che vive di turismo, è certamente importante poter fare visitare la città ai turisti senza dover zigzagare tra le auto che circolano o quelle parcheggiate a ridosso dei monumenti - giustissimo e doveroso liberarli dalle “lamiere” - non tutti i titolari di attività commerciali concordano. Come si evince nel successivo post.

«Un centro storico come quello di Viterbo non può solo essere città turistica. Un centro storico grande come quello di Viterbo ha bisogno di professionalità, artigiani e commercianti di ogni genere e queste progressive chiusure costringono le attività a trasferirsi in periferia, sempre che queste abbiano la liquidità sufficiente per affrontare una simile scelta economica e finanziaria. Fatta così la chiusura senza le infrastrutture necessarie, dopo la bocciatura del progetto dell’interramento della ferrovia, dopo la bocciatura del multipiano al Sacrario e alle Fortezze e senza pollicini gratuiti ed elettrici che girino in continuazione nel centro, questa scelta politica porterà alla sistematica chiusura di tutto ciò che è fino ad ora aperto, tranne qualche negozio di ninnoli per turisti. Non è questa la mia città e di sicuro la tengo stretta al cuore di più di qualcun altro». E con tono pacato aggiunge «che già questa mattina (ieri ndr.) alcuni residenti hanno deciso di trasferirsi fuori le mura. Non è quindi solo un problema commerciale, ma anche residenziale».

Altri invece hanno pubblicato post dai toni più accesi.

«Non vojono manco le macchine dei residenti e poi piangono perché al centro non c'è nessuno!!! Cacciano pure chi ci abita!!!» scrive una signora.

Diversi poi coloro che intervengono esortando il Comune a un’attenta valutazione degli effetti che l’eventuale chiusura potrebbe comportare.

«Fare gli interventi senza valutarne gli impatti è molto rischioso. Il centro, prima di essere chiuso, va sistemato, va fatto un serio piano commerciale di sviluppo che ora non esiste e va supportato non con iniziative mordi e fuggi ma con manifestazioni concertate e continuative» scrive un viterbese a cui fa eco un altro post dello stesso tenore.

«Prima di installare un varco per la chiusura del centro c’è un grande lavoro programmatorio e propedeutico che in città non esiste ancora. Al momento la chiusura non sarebbe sostenibile, provocherebbe solo grossi danni. Che si inizi a dare delle regole al centro storico e a chi lo usa, per le strategie urbane più complesse non si è al momento preparati…»

Diversi poi i commenti favorevoli. Da chi si limita a un semplice «finalmente qualcosa si muove» o «era ora» a chi scrive «Magari fosse! In centro si va a piedi... Ci sono le mura a raccogliere e delimitare. Non è così difficile da comprendere. Il centro deve poter vivere come area pedonale esattamente come accade in altre cittadine del Paese: spese, spesette e consumi di vario genere si possono tenere comunque a piedi. Questa è civiltà, non altro».

Stando ai commenti, nonostante la realtà quotidiana racconti tutt’altra storia, pare che ci siano viterbesi disposti a percorrere qualche metro a piedi per arrivare in centro.

«Da Porta Romana a Porta Fiorentina ci si arriva in 10 minuti. Io vado sempre in centro perché ci sono ancora negozi che offrono qualità e professionalità. Chiudere il centro oltre a favorire il turismo darebbe spazio ad attività che offrono qualità. Ci sono anche tanti appartamenti vuoti e il Comune, secondo me, dovrebbe incrementare la ristrutturazione di questi appartamenti e smettere di dare concessioni per costruire in periferia. In questo modo si eviterebbe tanta cementificazione che sta distruggendo tutto».

Il punto è che qualche sporadica frequentazione da parte di chi abita altrove non può essere risolutiva per la ripartenza di un centro città, che non ha più una propria identità essendo diventato una banlieue.

Alcuni post affrontano anche la questione dello spopolamento da parte dei residenti “storici”.

«La desertificazione del centro è un problema comune. Ma la mancanza di politiche attrattive moltiplica il fenomeno. Chi può essere attratto dal venire in centro? A fare che? Anche un turismo di livello è del tutto disincentivato. Il degrado è palese» è l’amaro post pubblicato da un viterbese