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Due detenuti musulmani, su una trentina d’anni, giovedì scorso si sono aggrediti pare usando anche un manico di scopa.
A rimetterci sono stati un agente di polizia penitenziaria e una educatrice che nel separarli sono stati colpiti. E’ questa solo l’ultima di una escalation di aggressioni che stanno avvenendo all’interno del carcere di Mammagialla tanto che ora i sindacati alzano il livello della protesta. Sappe, Sinappe, Osapp,Uilpa, Uspp, Fns Cisl e Cgil manifestano rammarico per l’immobilismo dell’amministrazione penitenziaria rispetto alle condizioni lavorative della polizia penitenziaria nel carcere di Viterbo, non più sostenibili; proclamano lo stato d’agitazione ma si riservano di organizzare una manifestazione di protesta dopo quella regionale del 27 marzo davanti a Regina Coeli a Roma.
Cinque i punti sui quali si concentrano le rimostranze. In primis la gestione penitenziaria che sta compromettendo seriamente la sicurezza dell’istituto.
«I poliziotti quotidianamente rischiano la propria incolumità, senza mezzi di difesa, non potendosi difendere i quali vittime di aggressioni spesso violente e cruente - scrivono i segretari Floris, Maffetone, Petroselli Carrano Bernabucci Orlandi Toniazzini - Il tutto avviene in un clima di preoccupante immobilismo, poiché la mancanza di trasferimenti di detenuti, anche in ambito regionale, dei più violenti e facinorosi sta alimentando una diffusa sensazione di impunità tra la popolazione detenuta».
Parlano di carichi di lavoro non più fronteggiabili con gli attuali organici, «ben al di sotto delle piante organiche già sottodimensionate - dicono - con inevitabili ripercussioni sulle pessime condizioni lavorative ed organizzative dei poliziotti penitenziari. Eccessivo ricorso al lavoro straordinario, talvolta senza la necessaria copertura finanziaria, che ormai è diventata la regola per fronteggiare la costante emorragia di personale». I sindacati lamentano l’inefficacia della sanità penitenziaria «a causa delle sistematiche visite urgenti dei detenuti presso la struttura ospedaliera, oltre alle innumerevoli visite o accertamenti diagnostici ordinari» e l’«aumento di eventi critici e di aggressioni ai danni del personale». C’è poi il reparto delle Mvc (nella foto) che - dicono - «lavora in ambienti con condizioni di salubrità chiaramente compromessa». Mancano i bagni, l’areazione, la luce naturale sono presenti forti muffe, umidità, impianti elettrici scoperti. L’ultima considerazione riguarda il fatto che venerdì è stata ricoverata «una detenuta in carico in un istituto umbro al reparto Spdc dell’ospedale di Belcolle, in corsia. Non appartiene a Viterbo ma il personale di piantonamento grava sulle donne del reparto di Viterbo».
In conclusione i sindacati chiedono « un incontro con il prefetto, una visita del ministro, del sottosegretario con delega alla polizia penitenziaria, del capo del Dap e comunque qualcuno - dicono - che ci ascolti e che finalmente abbia davvero a cuore la risoluzione della tensione che esiste all’interno del penitenziario».