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Sono meno di 100 i cinghiali abbattuti sui 959 previsti dal piano di abbattimenti nell’ambito territoriale di caccia Viterbo 1. A rivelarlo è Arcicaccia. « Solo il 10% degli abbattimenti programmati e ritenuti necessari (100 su 959 programmati) , come da disposizioni regionali. Numeri da fallimento che il Comune condivide» sottolinea l’associazione che ricorda che: «la problematica è comune a tante città, ma la circostanza che ormai gli amministratori viterbesi possano osservarli affacciandosi dalla sala consiliare è forse unica in Italia. La delibera dell’agosto 22 della giunta Frontini appena insediata s’è rivelata per quello che era: un annuncio di buone quanto sterili intenzioni».
L’Arcicaccia interviene dopo che nei giorni scorsi il consigliere comunale delegato alla materia aveva preso posizione contro la Provincia, accusata di inerzia. «Di chiunque sia la responsabilità – dice l’Arcicaccia – che la situazione sia peggiorata è del tutto evidente».
L’associazione quindi punta i riflettori sull’Arcionello. «E’ vero che il Comune non ha competenze sulla costituzione, disciplina e gestione delle aree protette - dice l’Arcicaccia - Però l’Arcionello è sul territorio comunale. Basta questo per avere voce in capitolo e assumere un protagonismo di interlocuzione e proposta, oppure è sufficiente lamentarsi?». L’associazione chiede se sia possibile “discutere laicamente di una ipotesi diversa di gestione e, se necessario anche di una limitata riperimetrazione. Ovviamente salvaguardando tutti i vincoli opportuni. E su questo aspetto il Comune può fornire garanzie».