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Detenuti nella sezione di alta sicurezza trovati con telefoni e connessioni wireless nel corso di una perquisizione in carcere avvenuta giovedì scorso. A darne notizia la Fp Cgil polizia penitenziaria.
«Nella serata del 23 novembre 2023, presso la Casa Circondariale di Viterbo - fa sapere la sigla sindacale - il personale di polizia penitenziaria, coordinato dal comandante di reparto, Mara Foti, ha condotto una perquisizione in alcune stanze di una sezione di alta sicurezza dedicata agli affiliati alla criminalità organizzata».
Durante le operazioni di controllo, sono stati scoperti quattro detenuti che utilizzavano degli smartphone illegalmente introdotti nelle sezioni detentive. Un quinto detenuto è stato trovato in possesso di una chiavetta wireless per comunicazioni esterne mentre un sesto ha tentato di distruggere uno dei dispositivi, ma grazie all’intervento tempestivo degli agenti, il tentativo è stato sventato e il dispositivo recuperato.
I primi cinque detenuti sono stati denunciati per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti., mentre il sesto per resistenza a pubblico ufficiale.
«Questo intervento - rileva
Ciro Di Domenico, coordinatore regionale del Lazio Fp Cgil - evidenzia ancora una volta l’eccellenza e la dedizione del nostro personale, nonostante le notevoli carenze organiche. È un esempio lampante dell’impegno costante che i nostri agenti dimostrano ogni giorno per garantire sicurezza e legalità all’interno delle strutture penitenziarie». Per Mirko Manna, Fp Cgil Nazionale «Le azioni compiute a Viterbo sono la testimonianza di come, anche in condizioni di difficoltà, il personale della Polizia Penitenziaria mantenga standard di operatività elevatissimi. Questo evento sottolinea la necessità di riconoscere e sostenere adeguatamente il lavoro che gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente per la sicurezza del nostro Paese. Considerata la caratura criminale delle persone ristrette nel carcere di Viterbo, confidiamo nella magistratura affinché possa fare piena luce sui canali attraverso i quali questi dispositivi sono stati introdotti».