Per la morte di Hassan Sharaf, il giovane morto dopo un tentativo di suicidio in carcere a Mammagialla, è stato chiesto il rinvio al giudizio del procuratore capo, Paolo Auriemma, e del sostituto Eliana Dolce. Secondo la procura di Perugia, Auriemma e Dolce non svolsero indagini approfondite sulla morte violenta del giovane selezionato, per questo sono indagati per rifiuto di atti d'ufficio in quanto non aprirono il procedimento penale relativo all'esposto presentato l'8 giugno 2018 dal garante dei detenuti. Procedimento che, invece, fu aperto il 20 maggio 2022 dal gip di Perugia, Valerio D’Andria.

Il giovane, il 23 luglio 2018 mentre si trova in isolamento, si impiccò alle grate della cella, dopo aver chiesto più volte aiuto agli agenti di guardia. Il ventenne morì una settimana dopo all'ospedale di Belcolle.

Secondo i pm di Perugia, dalla denuncia e dai documenti presentati dai familiari di Hassan, si ricavano “elementi che giustificano un ulteriore approfondimento di indagine su altre ipotesi di reato”.

Il riferimento è a presunti pestaggi compiuti da alcuni agenti di polizia penitenziaria nei confronti di Hassan Sharaf e di altri detenuti. Si parla di otto casi.