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Varchi e patto della notte, parla il presidente di Confimprese Viterbo Gianfranco Piazzolla.
Cosa ne pensa degli ultimi sviluppi del patto della notte?
«Siamo stati molti contenti per il prolungamento degli orari che il Comune di Viterbo si accinge ad emanare. Le nostre richieste e quelle dei pubblici esercizi sono state attenzionate nel modo giusto se consideriamo che tutte queste aziende hanno accumulato debiti importanti con banche e Stato a causa di una serie di eventi tragici.
Prima la pandemia, poi la scellerata guerra promossa da un folle dittatore che ha portato crisi energetica e inflazione alle stelle, causando un rialzo dei tassi letale per la nostra economia.
In arrivo ci sono, oltre le scadenze mensili delle imposte rateizzate, anche le rottamazioni.
Lavorare due ore in più significa potenzialmente elevare da 100 a 200 euro il proprio introito quotidiano, una cifra importante se la consideriamo in prospettiva degli impegni finanziari imminenti.
Non comprendiamo, però, i messaggi sin qui espressi dal comitato di quartiere del centro storico che vuole a tutti i costi fermare le aperture con l’unica convinzione che gli schiamazzi, ai quali loro sempre si riferiscono, siano da imputare unicamente alle aperture dei pubblici esercizi.
I pubblici esercizi, anzi, sono per noi presidio di prevenzione poiché prontamente intervengono nel chiamare le forze di polizia se qualcuno, anche non loro cliente, crea situazioni di caos o di violenza nei pressi dei locali. Questi comitati si scordano che chiunque può andare al supermercato di giorno, fare scorte di alcolici e poi andare di notte a fare baldoria in ogni luogo della città, per non parlare di tutti quei soggetti alterati da droghe che molte volte, anche quando è piena notte e tutti sono chiusi, cominciano a fare schiamazzi ed attentare alla quiete pubblica.
A questo proposito facciamo presente che, se questi comitati faranno ricorso al Tar o causeranno rallentamenti nel piano di applicazione della delibera comunale, valuteremo di porre di essere iniziative legali trasversali per valutare, successivamente agli esiti di un eventuale contenzioso con il Comune, danni e disagi cagionati alle imprese e lo faremo fino all’ultimo grado di giudizio nei confronti di questi comitati e dei loro legali rappresentanti».
È favorevole ai varchi nelle porte della città?
«Per quanto riguarda i varchi siamo contrari al varco permanente e quando sarà messa in atto la chiusura, ci accerteremo che questa riguardi unicamente occasioni di impegno del centro con eventi e manifestazioni che richiedono la chiusura del passaggio delle macchine. Anche se nelle altre città ci sono chiusure delle aree dei centri storici, molto spesso sono concertate con i commercianti, e le associazioni di categoria nonché con i cittadini stessi. Fare una chiusura solo per il gusto di chiudere il passaggio alle macchine in centro non significa rivitalizzare il centro, anzi… può significare mettere in ulteriore difficoltà il commercio di prossimità già messo in forte crisi dal degrado dei centri storici e dalla grande distribuzione che, nell’area viterbes,e si è tra l’altro sviluppata in maniera anomala nella periferia nord-ovest della città».
Abbiamo letto da più parti del giubileo fiscale promosso dal suo presidente nazionale D’Amico e ripreso da alcuni esponenti politici. Cosa si aspetta dal governo in merito?
«Il nostro nazionale ha esplicitato, per il tramite del presidente D’Amico, ciò che è stato il risultato del nostro centro studi che ha constatato una percentuale altissima di aziende in forte debito con la riscossione. Parliamo del 65 per cento circa, percentuale assurda che fa capire il grande problema del momento con le aziende strozzate dal fisco, dalle banche e dall’inflazione. E’ ovvio che chi ha grandi esposizioni non potrà mai risalire la china e questo ci fa capir anche che lo stato non potrà mai rifarsi delle sofferenze che molti hanno accumulato non per evadere in quanto li hanno regolarmente dichiarati i redditi) ma per difficoltà legate al post crisi iniziato nel 2009 e proseguito con la latenza dell’economia italiana, per anni in stagnazione e sotto scacco di imposte elevatissime, non certo utili ad incoraggiare un sistema che premia il merito alla quantità e alla qualità del lavoro.
Riteniamo con ciò che uno stralcio fiscale destinato ai soggetti meritevoli e non agli evasori seriali) sia una forma di ripristino della fiducia nel lavoro autonomo e nelle stesse istituzioni che riuscirebbero così a mostrare il loro appoggio a chi ha dato tanto nel corso degli anni e nell’ultimo decennio ha avuto problemi legati a tutto ciò in precedenza detto».