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Sabato pomeriggio si è svolto al teatro Rivellino di Tuscania il convegno “Tuscia da salvare” che ha approfondito le emergenze ambientali che il Viterbese sta vivendo. Un’aggressione senza precedenti nel territorio dell’alto Lazio costituita dalla realizzazione di molteplici impianti fotovoltaici, pale eoliche, discariche ed il rischio del deposito nazionale di scorie nucleari con 22 siti idonei nella Tuscia. Il sindaco di Tuscania Fabio Bartolacci ammette che «nella nostra provincia esiste l’assenza di una vera e propria programmazione in riferimento alle energie rinnovabili. Mentre da un lato è stata evidenziata una opportunità di lavoro dall’altro è venuta a mancare una progettualità sistematica per la realizzazione di questi impianti. Ciò ha portato a una continua richiesta di autorizzazioni non controllabili: il presidente della Regione ci ascolti prima che accada l’irreparabile». L’architetto Franco Indaco, rappresentante del comitato Arlena Ambiente, ha spiegato nel dettaglio e con l’ausilio di slide molto significative il precario futuro della Tuscia. «Dei 67 siti di stoccaggio di scorie previste in Italia - ha detto Indaco - ben 22 si collocano nel nostro territorio e 4 sono nel comune di Arlena di Castro. Quindi il rischio che venga scelto un sito qui è reale».
Per quanto riguarda gli impianti da fonti energetiche rinnovabili (Fer) la delibera 171 del 2023 della Regione Lazio ha contato che «il 78% di questi si trova nella nostra provincia. Siamo sotto una pressione importante, come si evidenzia nei grafici, e ora c’è anche il rischio che sia realizzata la discarica di Arlena di Castro e un biodigestore mettendo a serio rischio la salute dei residenti e trascurando l’importante impatto ambientale, facciamo appello al presidente della Regione Lazio: a tutto questo diciamo basta», ha concluso Indaco.
Il presidente della Provincia Alessandro Romoli avverte che «è necessaria una inversione di tendenza per limitare gli impianti stabiliti su questo territorio: la misura è colma, non ci possiamo accollare i rifiuti di tutta Italia speculando sulla salute dei residenti». La Provincia vuole avviare tutte le iniziative concrete per contrastare questo assalto e «siamo fermamente contrari e metteremo in atto ogni iniziativa» ha concluso il presidente della Provincia.
Il consigliere regionale Nazzareno Neri, presidente commissione XII, prende atto della grave situazione che si presenta nella Tuscia e promette di fare chiarezza nella sedi più opportune visto anche l’accorato appello dei residenti. Il presidente di Confagricoltura Viterbo Remo Parenti ha denunciato la totale disinformazione degli agricoltori del territorio: «Dall’esame dei dati emersi durante il convegno mi domando perché sia stata scelta proprio la nostra provincia per l’installazione di Fer e discariche».
Il sindaco di Tessennano Ermanno Nicolai è netto: «Il consiglio provinciale ha fatto tutto ciò che poteva prendendo posizioni in ambito del procedimento amministrativo, questo procedimento in Regione non doveva neanche partire semplicemente perché nel piano dinamico questa ipotesi della discarica di Arlena di Castro non c’è. Per quanto riguarda il progetto di realizzazione di un impianto di “forzu" in località Spinicci tutti i comuni limitrofi non sono stati coinvolti nella Conferenza dei servizi, pertanto la procedura che ha portato alla approvazione per la realizzazione di questo impianto è totalmente sbagliata ed andrebbe annullata e ripetuta. Inoltre si evidenziano gravi incongruenze – conclude Nicolai - tra ciò che lo Stato stabilisce di finanziare e ciò che in Regione viene approvato: vengono finanziati i progetti agricoli per acquisto di macchinari e poi gli togliamo i terreni per realizzarli. Chiediamo di sospendere il procedimento in Regione». La dottoressa Simona Carosi, Soprintendente Sabap è rimasta sconcertata dallo stato dei fatti ed affermato che «è stato violato l’art. 9 della Costituzione in ogni sua accezione». Dopo aver evidenziato il ruolo svolto dagli Etruschi fin dal VII sec a. C. sia in ambito commerciale che agricolo Carosi ha affermato che «il Mibac ha sentito l’esigenza di ribadire dei vincoli paesaggistici proprio nella Tuscia, vincoli che non vanno a cambiare l’assetto esistente ma bensì a difendere e riempire di valore ciò che da millenni viene protetto e difeso». Nella relazione del dottor Angelo di Giorgi, ordinario di Chirurgia Oncologica, emerge chiaramente «l’incidenza negativa degli impianti Fer e discariche che hanno sugli abitanti nelle zone dove insistono numerosi siti. Il tumore ai polmoni è la causa dei maggiori decessi in queste zone e la Tuscia è ai primi posti in Italia e nel Lazio per malattie oncologiche soprattutto dovute ad arsenico, radon e pesticidi (oltre al glifosato erbicida). I linfomi, cioè malattie ematologiche0, come pure il tumore al polmone e del colon-retto sono causati dall’inquinamento aerobico e anaerobico . In media l’incidenza dei decessi per queste cause è del 70% mentre nella provincia di Viterbo é del 110%. Dati che ci dovrebbero far riflettere sulla responsabilità che abbiamo oggi verso le generazioni future». La conferenza si è conclusa con l’intervento dell’avv ocato Gabriele Sabato, docente di Legislazione forestale e ambientale all'Università degli Studi della Tuscia, che ha messo in evidenza che «grazie all’introduzione esplicita dal 2022 della tutela dell’ambiente all'art. 9 della Costituzione, tra i principi generali dell'ordinamento, progetti come quelli del deposito nazionale di scorie nucleari e della discarica ad Arlena di Castro devono essere ancor più attentamente valutati dall'amministrazione in fase autorizzativa, pena una violazione dello stesso art. 9».