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Deposito nazionale di scorie nucleari: la Tuscia dice no e si organizza per andare avanti con iniziative concrete. L’ultime notizie in ordine di tempo sono la costituzione di parte civile della Regione Lazio, con il ricorso al Tar per l’annullamento della Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) del ministero dell’Ambiente, voluta dal presidente della Regione Lazio e il ricorso del Comune di Viterbo. Famiano Crucianelli, presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle forre, il 25 febbraio scorso ha guidato la marcia contro il deposito che si è svolta su più direttrici che sono confluiti a Corchiano.
«La campagna contro il deposito di scorie nucleari continuerà paese per paese – dice Crucianelli – perché i segnali più importanti sono stati la partecipazione e la consapevolezza diffusa dei nostri cittadini. A Viterbo, nei primi giorni di maggio, probabilmente al Comune, faremo un’iniziativa con la spiegazione delle ragioni del no sociali ed oggettive legate alla sismologia ed all’idrogeologia ma anche il percorso che abbiamo in testa contro le scorie nella Tuscia».
Viterbo, pur essendo il capoluogo di provincia, «non è inserito come sito idoneo – continua Crucianelli – ed è stato fino ad ora un po’ estraneo alle iniziative. Viterbo è importante come luogo di consapevolezza che bisogna sviluppare: serve coinvolgere sia la zona del Biodistretto e dell’Agrofalisco, Montalto e il nord della Tuscia ma anche Viterbo».
Poi ci sarà un altro evento che nasce dalla discussione organizzativa tra i comitati ed i sindaci coinvolti dai siti Cnai: una vasta assemblea da farsi a Montalto entro il mese di maggio con il presidente della Regione Francesco Rocca. «Ci siamo battuti tutti insieme – continua Crucianelli – affinché la Regione prendesse una posizione chiara, netta ed esplicita nella forma del ricorso al Tar. Ciò è successo e le motivazioni addotte sono forti per cui è auspicabile che il presidente Rocca venga a spiegare tutti i motivi del no alle scorie».
E la Sogin? Per Crucianelli «non esiste, continua in questa sua assenza salvo qualche sparuta apparizione per parlare delle ragioni del sì alle scorie: non c’è, non è un interlocutore vero. Noi critichiamo tutti i parametri e i criteri che la Sogin ha utilizzato per individuare i siti: non è un interlocutore ma poteva diventarlo con un confronto chiaro all’inizio, il seminario invece fu una farsa. La Sogin è andata avanti con il suo percorso, con i suoi schemi ed errori ignorando completamente le nostre indicazioni».
Sul bilancio del lavoro svolto fino ad ora contro il deposito di scorie nucleari Crucianelli dice che «malgrado la situazione sia critica io sono soddisfatto: con il 25 febbraio abbiamo segnato una svolta con l’incontro dei 3 cortei provenienti da Vignanello, Gallese e Vasanello che si sono uniti a Corchiano per arrivare all’oasi del Wwf. E’ stata una vera partecipazione di popolo: io prima dell’evento ero preoccupato perché il lavoro d’informazione locale, paese per paese e con la stampa, è stato buono, ma la stampa nazionale ha avuto un rapporto di sufficienza sul tema del deposito».
Per Crucianelli il successo della marcia del 25 febbraio è il consenso politico-istituzionale diffuso che ha visto «l’adesione di tutti i Comuni della Tuscia - specifica ancora – malgrado l’evento nasceva dai Comuni del Biodistretto. Tutto l’arco politico-istituzionale della Tuscia ha aderito». Crucianelli sottolinea, inoltre, le parole «fortissime del vescovo Orazio Francesco Piazza, esplicite, sulle scorie, interpretando e reinterpretando le parole dello stesso Pontefice». Altro “miracolo” del no alle scorie è stato per Crucianelli il dialogo con quella parte del mondo agricolo che, prima, aveva visto uno scontro con il Biodistretto sul problema dei pesticidi. «In questa vicenda si è aperto un canale di comunicazione – conclude Crucianelli – e sono cambiati i termini del confronto. Un passo avanti sulla sostenibilità generale del territorio. Al tempo stesso una stretta comunicazione anche con il Distretto della ceramica». In sintesi: malgrado la situazione critica la forte alleanza sociale creatasi nella Tuscia può essere determinante per il no alle scorie «perché il sistema-Tuscia ha deciso di puntare, complessivamente, per il suo futuro, alla sostenibilità ambientale ed economica».