Torna a innalzarsi l'attenzione sul rischio che Viterbo venga sempre più identificata come pattumiera dell’intero Lazio. La questione dell’invasione di immondizia proveniente da Roma e dalle altre province torna a essere centrale dopo l’autorizzazione da parte dell’Area rifiuti della Regione all’ampliamento della discarica di Monterazzano. Si tratterebbe del quarto intervento di questo genere - il più consistente, per una capienza di 960mila metri cubi - dopo che i precedenti innalzamenti dell’invaso sono andati velocemente esauriti a seguito delle migliaia di tonnellate di rifiuti scaricate, a colpi di ordinanze, dall'ex governatore Zingaretti su Viterbo. Il nodo focale in questo caso non è l’ampliamento in sé, dato che secondo il gestore del sito è necessario per evitare l’esaurimento del sito a settembre, ma che l’Area rifiuti della Regione condizioni l’autorizzazione al fatto che la discarica - l’unica ancora operativa nel Lazio - continui a ricevere l’immondizia di tutto il territorio regionale a tempo indeterminato. In attesa che entrino in funzione altri impianti nella regione. Una postilla formale che cozza però con la realtà, vista l’emergenza rifiuti nella Capitale mai veramente affrontata, la diatriba sul termovalorizzatore, e le levate di scudi dei Comuni in cui potrebbero sorgere gli impianti. Stavolta, a differenza del passato, quanto meno le istituzioni locali hanno partecipato alla prima conferenza dei servizi, che si è tenuta mercoledì scorso. Per il Comune di Viterbo era presente la sindaca Chiara Frontini che rendiconta così la sua partecipazione.

«Ho espresso tutta la mia contrarietà e preoccupazione circa il parere dell’area rifiuti della Regione Lazio, arrivato martedì, che autorizzava l’ampliamento della discarica di Monterazzano, di 960.000 mc. a patto che il nuovo invaso fosse a servizio di tutto il territorio regionale, e non solo della provincia di Viterbo, come invece sarebbe auspicabile. Ecco, questo è esattamente ciò che bisogna evitare, a tutti i costi». L’inquilina di Palazzo dei Priori tiene a puntualizzare e a premettere «che il parere del Comune è consultivo e che l’autorizzazione è regionale» ma assicura che, nonostante ciò, «ci opporremo con tutti i mezzi a questo scenario, perché Viterbo e la Tuscia vanno difesi, in primis dai propri rappresentanti».

Prima della decisione definitiva si terranno altre due riunioni della conferenza dei servizi e la sindaca Frontini esorta le istituzioni del territorio «a utilizzare questo tempo per impedire che Viterbo continui ad essere la discarica del Lazio e per costruire un percorso virtuoso di chiusura del ciclo dei rifiuti, ognuno sul proprio territorio».

Il parere espresso dall’Area rifiuti della Regione si basa sul piano rifiuti, ancora vigente, approvato nel 2020. Ora spetta alla Regione, guidata da Rocca, dare quel segnale di discontinuità in materia, come annunciato in campagna elettorale. Purtroppo la situazione è talmente incancrenita che cercare di intravedere soluzioni in tempi brevi, seppur tanto auspicate da Viterbo, risulta essere un mero e ottimistico esercizio di fantasia. Resta comunque importante e significativo che ci sia almeno la volontà di opporsi all’ennesimo sopruso ai danni del nostro territorio.