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DON IVAN LETO*
Il successo, nel Vangelo, viene sempre dopo il fallimento. Dopo la meraviglia/delusione per il rifiuto dei suoi conterranei, Gesù riprende l’annuncio del Regno. La missione del Messia, liberamente accolta o rifiutata, si allarga: da un popolo a tutta l’umanità: i dodici discepoli, vengono inviati a gente semplice e comune, come loro, eppure primi componenti di una comunità messianica, in cui Dio Padre intende raccogliere i figli dispersi. In questo preludio, sono già presenti gli elementi di fondo, la magna charta della Chiesa. I discepoli sono resi partecipi della stessa autorevolezza di Gesù. Tutta questa potenza è in strettissima relazione con la povertà: armonia tra onnipotenza di Dio e fragilità dell’uomo. Solo il necessario per camminare, il di più sarebbe d’intralcio, di peso. Per tutti, a vincere il timore e l’impotenza, una sola rassicurazione: «Io sarò con te». Se lo spirito del male consiste nell’egoismo, nella sete di possesso, da cui scaturiscono schiavitù e violenza, i discepoli, passati attraverso i disagi della povertà, sostenuti dalla fede, hanno già vinto questo spirito del male e possono quindi scacciare gli spiriti immondi. Un cuore libero, una fede provata al fuoco delle tribolazioni, ogni sofferenza offerta per amore: povertà come libertà, per acquisire il gusto e l’amore della verità. I discepoli sono inviati in coppia, perché l’annuncio abbia valore di testimonianza. La regola di scuotere la polvere dai sandali rispecchia l’usanza di ogni Ebreo osservante e fedele che, di ritorno da un viaggio, scuoteva i sandali dalla terra accumulata presso i pagani, per non contaminare la Terra Santa. In questo caso, l’annuncio richiede la fatica della scelta per accoglierlo.
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