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Calo dei giovani under 34 e mancanza di professionalità nel mondo del lavoro: è crisi nazionale che investe direttamente anche Viterbo e la Tuscia. L’ufficio studi della Cgia di Mestre, stavolta, ha elaborato i dati sulla denatalità che, a livello nazionale, certificano il calo di 966.938 unità i giovani tra i 15 ed i 34 anni. Questa congiuntura, che è inesorabile e dovrebbe continuare anche nei prossimi anni, ha portato nel Viterbese un calo di 9.558 giovani tra i 15 ed i 34 anni nel periodo 2013/2023 (analisi al 1° gennaio di ciascun anno considerato). Si è passati dai 68.013 giovani del 2013 ai 58.455 del 2023 con un calo del 14,1%. Questi dati fanno della provincia di Viterbo la 31° provincia in Italia con il maggiore calo di giovani. Nel Lazio la prima provincia per calo di under 34 è Frosinone che è 8° in Italia e passa da 115.754 unità a 93.779 (-19,0%), seguita dalla Tuscia e da Rieti (40° nazionale da 33.551 unità a 29.535 pari ad un calo del 12,0%). Segue Latina al 48° con un calo del 9,9% (da 130.049 unità del 2023 a 117.550 del 2023). La provincia di Roma è quella che ha avuto il calo percentuale minore nel Lazio risultando 69° in Italia ( i giovani tra 15 e 34 anni sono passati da 868.219 del 2013 agli 831.399 del 2023 con un calo del 4,2%). E’ il Mezzogiorno ad avere i dati peggiori e, se si ragiona, si capiscono subito i motivi legati alle incertezze del lavoro dal 2008 in poi tra bolla speculativa, pandemia e prezzi alle stelle in concomitanza della guerra in Ucraina. La prima provincia in Italia per calo di under 34 è Sud Sardegna che ha avuto un calo del 26,9% dei giovani tra 15 e 34 anni, seguita da Oristano (-24,0%), Isernia (-22,2%&), Cosenza (-19,5%), Nuoro e Catanzaro (-19,3%), L’Aquila (-19,2%); Frosinone e Messina (-19,0%); Reggio Calabria (-18,8%). Il Lazio è l’11° regione per calo di giovani con -7,0% (da 1.215.586 unità del 2013 a 1.130.718 del 2023). La regione con il calo maggiore è la Sardegna (-19,9%), seguita da Calabria (-19,0%), Molise (-17,5%), Basilicata (-16,8%), Sicilia (-15,3%). Su base provinciale sono in controtendenza Trieste (+7,9%); Bologna (+7,5%); Milano (+7,3%); Gorizia (+6,9%); Parma (+4,1%); Modena (+2,2%), Ravenna (+2,1%); Trento (+1,9%); Firenze (+1,4%); Bolzano (+1,3%); Piacenza (+0,9%); Prato e Monza-Brianza (+0,2%). A livello regionale sono in controtendenza solo Emilia Romagna (+2,1%) e Lombardia (+0,4%). Il Sistema informativo Excelsior ha calcolato che, con questi numeri, entro il 2027 dovranno essere sostituiti circa 3 milioni di occupati e, ad oggi, non si sa come si potrà fare, mentre nei prossimi 5 anni il 12% degli Italiani andrà in pensione. Solo politiche immigratorie mirate all’occupabilità sembra possano sopperire a questo trend strutturale: un’inversione di tendenza sulla natalità impiegherebbe decenni per dare i propri frutti. Sarà uno dei temi dei prossimi anni. Insieme a ciò serve una presa di posizione contro la bassa scolarità, la dispersione scolastica e la tendenza a non fare frequentare le scuole professionali agli studenti italiani. Tutti questi fattori, uniti ad una non sufficiente integrazione tra scuole e mondo del lavoro e dell’impresa, hanno generato una situazione insostenibile per il mercato del lavoro.