CIVITAVECCHIA – «Con il phase out dal carbone, Civitavecchia sta vivendo un momento di transizione molto difficile, il cui approdo finale è ancora tutto da scrivere. Per questo non può rischiare di vedersi assottigliare, o peggio ancora mettere a rischio, una delle sue principali area di sviluppo economico e turistico». È quando dichiara Alessio Gismondi, presidente della Cna di Viterbo e Civitavecchia.

«In questi giorni – dice Gismondi – è stata ventilata l’ipotesi di una trasformazione del porto di Fiumicino, che potrebbe così diventare attracco per navi da crociera e navi Ro-Ro. Proprio come quello di Civitavecchia. È una eventualità su cui bisogna fermarsi a ragionare bene».

La perplessità di Gismondi poggia su più elementi. «Si verrebbe a creare – spiega – una sorta di porto clone a una manciata di chilometri dal nostro di Civitavecchia, che porterebbe ad una dannosa concorrenza. Solo un rischio, per ora, che però il territorio non può permettersi in una fase delicata come questa».

Civitavecchia infatti sta lavorando sul phase out dal carbone, per la dismissione della centrale Enel. «Un problema con il quale stanno facendo i conti le istituzioni, le imprese e centinaia di lavoratori. Ma soprattutto lo sviluppo del territorio, che con difficoltà stiamo tentando di ridefinire. Quello di Civitavecchia, in questa ottica di incertezza, deve restare il porto di Roma. Bene quindi la crescita dell’altro a Fiumicino – conclude Gismondi – a patto che prenda una strada diversa e non incida negativamente su un’area che non può permettersi di rinunciare ai flussi turistici».