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«I problemi strutturali ci sono, questo è innegabile, ma di certo la situazione non è esattamente com’è stata dipinta». A parlare è Simone Di Giorgio, gestore dell’enoteca “Vinum” di Grotte Santo Stefano, che interviene dopo le recenti polemiche nate a seguito della pubblicazione di un articolo su una nota testata nazionale, in cui la frazione viterbese veniva definita come “Il Paese dei non c’è”, un luogo di “desolazione”, abbandonato dall’amministrazione comunale.
«L’allarmismo è ingiustificato – commenta Di Giorgio – e di certo non aiuta chi crede e investe ogni giorno in questo luogo». Simone ha aperto la sua attività nel 2020, proprio durante la pandemia; collabora con diverse cantine della Tuscia e da tempo è impegnato nel promuovere le realtà del Viterbese anche all’estero, da Parigi a Ginevra, a Düsseldorf. «Siamo poi importatori della maison di champagne Angelique Lacroix, della zona di Montigny (Chatillon sur Marne), la cui proprietaria, Angelique Lacroix, è anche venuta a visitare Grotte. Con lei abbiamo uno scambio continuo di idee ogni anno».
Oltre alla promozione delle eccellenze del territorio sul piano internazionale, Simone Di Giorgio fa parte di un’associazione di piccoli produttori di Grotte Santo Stefano, chiamata “Consorti Ferenti”, accomunati dalla voglia di valorizzare la propria terra e i suoi prodotti. «All’interno abbiamo chi fa grani antichi, formaggi, zafferano, olio d’oliva e stiamo cercando di inserire anche produttori di miele, carni, pollame e uova. L’obiettivo – spiega – è quello di creare un prodotto identitario grottano che ci contraddistingua dal resto». Anche perché, prosegue, «la nostra, pur essendo piccola, è una realtà viva, dove ci sono ben 20 associazioni diverse, e dove negli ultimi anni sono sorti nuovi locali di ristorazione e strutture ricettive».
Secondo il commerciante, però, si potrebbe (e dovrebbe) investire molto di più sull’attrattività di Grotte per i visitatori. «Il nostro paese potrebbe essere un punto di snodo fondamentale per tutte le realtà turistiche circostanti – sottolinea – dato che ci troviamo a poche decine di minuti dai principali punti di interesse della Tuscia e siamo ben collegati con i treni, che in 50 minuti consentono di arrivare a Roma».
Riguardo ai problemi recentemente denunciati a mezzo stampa, Di Giorgio chiarisce che questi ultimi «sono presenti da anni e l’abbandono da parte delle amministrazioni c’è stato e ci si augura non ci sarà più. Del resto le carenze strutturali non si risolvono in pochi mesi e piangersi addosso è soltanto controproducente per chi invece ha deciso di rimboccarsi le maniche e andare avanti in questa terra».