La carovana di Juppiter ha centrato l’obiettivo: in undici giorni è arrivata a Capo Nord. Nella notte tra sabato e domenica il gruppo ha raggiunto il promontorio.

«Il vento ci spostava in ogni direzione, raffiche a 50 chilometri orari - raccontano - Siamo scesi dalle auto che non riuscivamo a vedere più lontano di 10 metri, avvolti dalla nebbia. Imbacuccati nei nostri giacconi, avvolti in sciarpe e preoccupati dei cappelli che volavano via, ci siamo cercati per essere il più possibile uniti. Sotto braccio, per mano, correndo, siamo arrivati sotto al globo di Capo Nord senza nemmeno accorgercene, con le nostre voci e i nostri corpi portati dal vento. Ci siamo cercati e ci siamo trovati, come in tutto il viaggio. Insieme».

Nella carovana 39 persone di cui 5 ragazzi speciali, altrettanti adolescenti, accompagnati da educatori, uno psicologo, il presidente di Juppiter, Salvatore Regoli, gli Autieri e una pattuglia della polizia di Stato con due agenti e un professionista medico.

Il gruppo in undici giorni ha percorso oltre 5000 chilometri in auto e quasi 100mila passi a piedi attraversando i luoghi simbolo dell’Europa. Otto i Paesi attraversati.

«Sembra impossibile essere arrivati fino qui e averlo fatto insieme - dice Salvatore Regoli - Siamo noi e siamo uguali e meravigliosamente diversi, uomini e donne, ragazzi e giovani, che hanno deciso di mettersi in cammino e scommettere tutto su poche importantissime parole: gratuità, fragilità e pace. Soprattutto pace, quella che cerchiamo dentro di noi prima che portarla all’esterno, quella che ci piacerebbe tornasse in Europa».

L’obiettivo del viaggio era dimostrare che vivere insieme una grande avventura può permettere di superare gli ostacoli della fragilità. prendersi cura uno dell’altro il messaggio di pace. «Questo viaggio - raccontano - ha fatto crollare le maschere, facendo crescere a volte la paura, a volte aiutandoci a scioglierci in un abbraccio, in una parola, in uno sguardo».

Soddisfatto e ancora quasi incredulo il presidente dell’associazione Juppiter.

«Abbiamo dimostrato - ha commentato Salvatore Regoli - la fragilità non ha paura di nulla e che dentro un’avventura grande si possono fare cose che sembrano impossibili».