CIVITAVECCHIA – Gli interporti sono infrastrutture strategiche per lo sviluppo e per la modernizzazione del Paese e di preminente interesse nazionale. È quanto ribadito nella proposta di legge quadro sugli interporti approvata nei giorni scorsi dall'Aula della Camera con 125 voti favorevoli e 79 contrari (3 gli astenuti). Il provvedimento passa ora all'esame del Senato. Il testo introduce una nuova disciplina quadro abrogando quella del 1990, specificando anche che la rete degli interporti costituisce, nel suo insieme, una delle infrastrutture fondamentali per il sistema nazionale dei trasporti ed è strettamente pertinente al perseguimento di interessi pubblici di rilievo generale. La nuova norma si propone di favorire l'intermodalità terrestre e l'efficienza dei flussi logistici, valorizzando anche la rete esistente degli interporti e i collegamenti con il sistema portuale.

Primo firmatario della proposta di legge è il deputato di Fratelli d’Italia Mauro Rotelli.

MAURO ROTELLI POLITICO
MAURO ROTELLI POLITICO
Il deputato FdI Mauro Rotelli Il deputato FdI Mauro Rotelli (IMAGOECONOMICA)

«Esprimo grande apprezzamento per l’approvazione alla Camera della legge quadro sugli interporti che porta la mia prima firma - ha commentato con soddisfazione - dopo 34 anni durante i quali la logistica internazionale ha visto profondi mutamenti e il potenziamento dell’intermodalità, anche attraverso la creazione dei corridoi Ten-T, si è approvata una legge che vuole realizzare una rete di interporti efficiente, sicura e sostenibile». Il deputato, presidente della commissione Ambiente della Camera, ha quindi aggiunto che «a queste infrastrutture viene ora riconosciuto il ruolo di attori fondamentali per lo sviluppo e la valorizzazione per l’economia della nazione. Abbiamo infatti riscritto il paradigma di queste infrastrutture in chiave di digitalizzazione e sostenibilità - ha aggiunto l’onorevole Rotelli - superando sostanzialmente l’intera legislazione in materia. Viene operata una ricognizione sugli interporti esistenti e stabiliti i requisiti oggettivi per l’individuazione di nuovi interporti affinché siano anche “hub verdi”, dotati di impianti di energia rinnovabile e di sistemi certificati di risparmio energetico. Come primo firmatario della legge, sono molto soddisfatto per il grande lavoro svolto in Commissione Trasporti e ringrazio pertanto il suo presidente Deidda e il relatore Caroppo. Sono certo - ha concluso l’onorevole Rotelli - che l’iter di questa legge quadro procederà spedito anche nell’altro ramo del Parlamento e che la nostra Nazione potrà beneficiarne ben presto per l’implementazione e lo sviluppo economico dell’Italia».

Attualmente sono attivi in Italia 24 interporti: Bari, Bentivoglio, Catania, Cervignano del Friuli, Jesi, Livorno, Maddaloni, Mortara, Nola, Novara, Orbassano, Orte, Padova, Parma, Pescara, Portogruaro, Prato, Rivalta Scrivia, Rovigo, Trento, Trieste, Vado, Venezia e Verona.

E Civitavecchia?

La situazione in città sembra essere paradossale, con un interporto che negli ultimi tre anni è stato rilanciato dalla nuova proprietà, la Civitavecchia Fruit & Forest Terminal che già gestisce i traffici del terminal agroalimentare in porto, ma che al momento sembra trovarsi anche al centro di una impasse difficile da risolvere. La piattaforma logistica oggi è full; pieni i magazzini, pieni i piazzali, pieni i capannoni, con continue richieste che i vertici della società cercano di soddisfare, anche se non sempre è facile. Nonostante questo, però, l’interporto di Civitavecchia non è riconosciuto a livello ministeriale.

«Per avere questo status - spiegano infatti Steven Clerckx e Sergio Serpente,vertici della società -un interporto deve essere dotato di collegamenti via terra, acqua, aria e ferro».

Proprio la Legge n. 240 del 4 agosto 1990 intende per interporto “un complesso organico di strutture e servizi integrati e finalizzati allo scambio di merci tra le diverse modalità di trasporto, comunque comprendente uno scalo ferroviario idoneo a formare o ricevere treni completi e in collegamento con porti, aeroporti e viabilità di grande comunicazione”.

A Civitavecchia il problema, da anni ormai, è rappresentato dal collegamento ferroviario. Cinquanta metri di binari. Questo separa l’interporto dall’essere riconosciuto tale.

«Mancano 50 metri di binari - hanno aggiunto - per collegarci alla linea, al primo tratto della Civitavecchia Orte funzionante fino a qualche anno fa, quando era usato per il trasporto delle auto. Questo ci taglia fuori dal riconoscimento ministeriale, che si traduce anche nell’impossibilità di poter accedere a determinati finanziamenti destinati all’ulteriore implementazione e sviluppo della struttura: parliamo di un’importante piattaforma dell’Alto Lazio, con i suoi 55 ettari, a ridosso del porto».

Il lavoro di Cfft, in questi anni, è stato rivolto anche a sanare delle criticità lasciate dalla precedente gestione. Ad esempio sono riusciti ad essere riammessi come soci effettivi all’interno dell’associazione nazionale Uir, unione interporti riuniti, a conferma proprio della volontà dell’interporto di Civitavecchia di riacquisire una posizione di prestigio, data dalla posizione e soprattutto dall’impegno messo per tornare a riempire i capannoni fino a pochi anni fa completamente vuoti.

L’altra criticità resta il fascio binari, aspetto definito “penalizzante” anche per il territorio che continua a perdere opportunità.«Oggi la ferrovia è il cuore pulsante della logistica - hanno confermato Serpente e Clerckx - il completamento dell’ultimo miglio ferroviario in porto, tra l’altro un porto Core non dimentichiamolo, è un tassello fondamentale; peccato poi che tutto si blocca in zona industriale, senza collegamenti diretti tra porto e interporto, tra lo scalo ed il suo retroporto, dove tra l’altro resta sempre da lavorare per liberare aree e renderle produttive. Cfft in questi anni ha dimostrato che porto e interporto dialogano fortemente: peccato che bisogna spostare la merce su gomma: così non siamo competitivi come dovremmo».

L’auspicio? «Che ci si renda conto tutti di questo ostacolo presente ancora oggi - hanno concluso - e che si lavori quindi tutti ad un unico obiettivo: quello di sviluppare il porto e tutta la zona che è intorno, per un vero rilancio di questo territorio».

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