L’ex prefetto di Viterbo, Giovanni Bruno, è stato rinviato a giudizio per falso insieme agli imprenditori Stefano e Lorella Caporossi, titolari della società agricola Parco dei Cimini di Soriano nel Cimino. Non luogo a procedere per tutti e tre per l’altro capo di imputazione, l’abuso d’ufficio che è stato depenalizzato. La gup, Fiorella Scarpato, ha accolto le richieste di rinvio a giudizio formulate dai pm Siddi e Adragna. Sono due le vicende risalenti al 2021 che coinvolgono Bruno: un banchetto di nozze organizzato durante le restrizioni imposte dal Covid-19, per il quale è imputato insieme ai due imprenditori, e le presunte irregolarità nel riconteggio delle schede elettorali alle elezioni comunali a Corchiano. Nel primo caso, secondo l’accusa, l’ex prefetto avrebbe in qualche modo “autorizzato” il ricevimento di nozze presso la struttura dei Caporossi, cui, stando alla Procura, era legato da rapporti d’amicizia, quando la regione Lazio era classificata come “arancione”e quindi i ricevimenti matrimoniali erano proibiti. Su questo il suo legale, l’avvocato Enrico Valentini, nei mesi scorsi aveva già dichiarato che il prefetto è parte offesa perché « aveva dato l’ok a uno shooting fotografico con pranzo, come prevede la legge, mentre a fronte di tale autorizzazione sono state fatte le nozze». Nel secondo caso, secondo la Procura, avrebbe “interferito indebitamente nelle operazioni, mediante il condizionamento dei presidenti delle sezioni facenti parte del seggio, alterandone il risultato e arrecando conseguentemente un danno ingiusto al candidato sindaco Pietro Piergentili”. Ora l’avvocato Valentini promette battaglia. La prima udienza del processo è stata fissata per l’inizio di maggio.