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CIVITAVECCHIA – L’Istituto "Luigi Calamatta" ha organizzato una giornata dedicata alla legalità e alla lotta alla criminalità organizzata, grazie alla testimonianza diretta dell'onorevole Pietro Grasso, figura simbolo di questa battaglia in Italia. L'incontro si è tenuto questa mattina presso l'aula Pucci di Palazzo del Pincio, con il patrocinio del Comune stesso. Studenti, docenti e rappresentanti di istituzioni locali e forze dell’ordine hanno ascoltato con attenzione le esperienze e i consigli di uno dei protagonisti della storia antimafia del Paese.
L’iniziativa, nata dal progetto sulla legalità che l’istituto Calamatta porta avanti da anni, ha come obiettivo la sensibilizzazione dei giovani verso i valori della giustizia e della responsabilità civile. Grazie alla collaborazione con la segreteria dell'onorevole Grasso, l'istituto ha potuto organizzare questo evento esclusivo per i propri studenti, rafforzando così un percorso educativo che mira a promuovere una cittadinanza attiva e consapevole.
Grasso, già magistrato antimafia e Presidente del Senato, ha condiviso con i ragazzi aneddoti e riflessioni sulle sue esperienze dirette nella lotta contro Cosa Nostra, rivivendo momenti cruciali della storia italiana, come il Maxiprocesso di Palermo. «Sono io a dover ringraziare per questa opportunità», ha esordito Grasso, sottolineando come la sua lunga carriera di magistrato, durata 43 anni, sia stata la parte più significativa della sua vita. «Ho ricoperto tante funzioni, ho vissuto molte esperienze, ma ciò che ha riempito maggiormente la mia vita è stato il ruolo di magistrato. Ultimamente, mi sono dedicato alla politica ma senza mai abbandonare i miei valori».
Grasso ha ricordato con emozione le figure dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, suoi amici e compagni di lotta alla mafia, descrivendo come la loro dedizione alla giustizia fosse alimentata da un profondo amore per i concittadini. «Parlare di loro significa cercare di trasmettere tutto ciò che loro mi hanno trasmesso, un'eredità preziosa. Falcone e Borsellino volevano liberare la Sicilia da quella peste che era la mafia in quel periodo. Fenomeni che, purtroppo, non sono ancora del tutto scomparsi e possono influenzare la nostra vita senza che noi ce ne accorgiamo perché si insinuano nelle pieghe della società». Grasso ha poi fatto un accorato appello ai giovani, invitandoli a essere consapevoli del rischio sempre presente delle infiltrazioni criminali.
Particolarmente intenso è stato il racconto del maxiprocesso, la grande impresa giudiziaria che segnò una svolta nella lotta alla mafia e che vide Grasso come giudice a latere. «Era il 1986, avevo già svolto per 12 anni il ruolo di sostituto procuratore a Palermo, poi avevo deciso di diventare giudice. Ricordo ancora quando il Presidente del Tribunale mi chiamò mentre ero in vacanza per chiedermi di assumere la carica di giudice nel maxiprocesso. Fu una decisione difficile da prendere, anche per via dei rischi enormi: a Palermo, in quel periodo, era come vivere in una zona di guerra. Era l'estate in cui venne assassinato il commissario Cassarà e il clima era molto teso».
Grasso ha proseguito raccontando il suo primo incontro con Falcone, che gli mostrò una stanza colma di documenti: «C’erano 400mila pagine da studiare. Fui aiutato anche da Borsellino, che mi diede una copia dei suoi appunti, con le indicazioni sugli aspetti più importanti del processo. Si trattava di un processo enorme, con 475 imputati, che includeva dieci anni di delitti di mafia, rapine, estorsioni. Ricordo ancora le parole di Antonino Caponnetto, capo del pool antimafia, che mi disse: “Vai avanti ragazzo, a schiena dritta e segui solo la voce della tua coscienza”».
L’incontro ha coinvolto profondamente i giovani, che hanno avuto l’opportunità di porre domande e approfondire il tema della lotta alla mafia. «L’incontro si è concentrato su tematiche fondamentali come l’importanza della memoria storica, la necessità di educare i giovani alla legalità e il ruolo cruciale di ogni cittadino nel combattere la criminalità organizzata», ha dichiarato il sindaco di Civitavecchia, Marco Piendibene. «La criminalità organizzata - ha concluso - è una piaga che corrode la nostra società e le nostre istituzioni. La lotta contro di essa non è solo un dovere delle forze dell’ordine e dei magistrati, ma un impegno collettivo che deve partire da ogni cittadino, in particolare dai giovani». Piendibene ha ringraziato la dirigente scolastica del Calamatta Giovannina Corvaia per aver organizzato una giornata così importante.
L'incontro con Grasso è stato per gli studenti un momento di ispirazione, un’occasione unica di confronto con chi ha vissuto in prima persona la lotta contro il crimine organizzata, con una persona che con il racconto della sua storia ha saputo dipingere uno spaccato lucido e commovente di un periodo fondamentale della storia contemporanea italiana.
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