«Mancanza di organico, iperaffollamento, aumento degli atti di autolesionismo, tentati suicidi e attacchi al personale»: queste le problematiche principali del carcere viterbese di Mammagialla, che Ilary Valbonesi, consigliera generale del Partito Radicale, Nonviolento, Trasnazionale e Traspartito ha raccontato in un’intervista realizzata da Radio Radicale nell’ambito di “Ferragosto 2023 in carcere” parlando della visita all’istituto viterbese. Visita che è iniziata con l’accoglienza della direttrice e del vice direttore della casa circondariale, che «è stata molto calorosa e disponibile. – racconta Valbonesi – Abbiamo iniziato dalle attività trattamentali, in particolare i laboratori di sartoria e falegnameria, siamo rimasti colpiti perché sono meravigliosi. La direttrice è davvero una persona che riesce a comprendere quanto sia importante che un detenuto possa esercitare un’attività del genere».

La consigliera è poi passata all’analisi delle carenze della struttura dal punto di vista del personale. «Ad oggi ci sono 343 unità previste, organico effettivo 217 e amministrativo 291. I funzionari previsti sono 8, effettivi 4, di cui uno assente per lungo periodo; gli psicologi sono 3 per 54 ore mensili». Rispetto ai detenuti, Valbonesi spiega che «la capienza regolamentare è 440, tollerabile 736, i detenuti presenti sono 606 di cui 432 definitivi. Di questi 386 sono di nazionalità italiana, mentre gli stranieri sono principalmente romeni, albanesi e nordafricani». La consigliera rileva che «malgrado l’incredibile gestione a livello del personale, il sottorganico ha un impatto su tutto: in isolamento ci sono addirittura persone ‘appoggiate’ a causa della mancanza di celle disponibili. Sui nuovi giunti ci sono persone che non dovrebbero stare lì”. Anche la situazione delle celle non è di certo idilliaca. «Queste lasciano molto a desiderare, così come le docce – prosegue nell’intervista – i materassi sono vecchi ed è stata fatta richiesta per sostituirli».

«Inoltre non c’è personale medico e penitenziario, i detenuti sono costretti a rimanere nelle celle e perciò si creano situazioni di estrema tensione perché non riescono a incontrare il personale medico, fanno richieste e non ricevono risposte e quindi si creano frizioni. Qualche giorno fa è stato dato fuoco a un materasso, oppure i detenuti tirano feci sulle mura, allagano le celle».

Secondo Valbonesi la situazione del carcere di Mammagialla è «un cane che si morde la coda: l’amministrazione è al limite dello stremo ma costretta a tenere le persone in celle non adeguate perché non c’è personale. Si tratta di un grave problema di gestione statale».