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I produttori di nocciole della Tuscia coinvolti nel progetto “Nocciola Italia” scrivono alla Ferrero chiedendo un incontro e di ricontrattare “il giusto prezzo” per il loro prodotto che ritengono ormai non più adeguato.
“L’avvio di un investimento importante, come lo stabilimento di Korvella spa, sul nostro territorio e il contestuale avvio del progetto “Nocciola Italia” hanno suscitato, in noi produttori di nocciole della Tuscia, un grande sentimento di speranza e fiducia sia nel nostro lavoro e sia nel sostegno della vostra azienda - si legge nella lettera firmata Comitato No imu agricola, Comitato per la salvaguardia del territorio di Corchiano e della Tuscia e Confagricoltura Viterbo-Rieti - Il fatto che una grande azienda, conosciuta in tutto il mondo, avesse concretizzato le intenzioni di valorizzare un’eccellenza italiana ha dato grande slancio ai nostri investimenti e alle nostre aspettative; ci siamo sentiti partner privilegiati. Gli studi fatti sul giusto prezzo delle nocciole da riconoscere al produttore, all’epoca dell’avvio del progetto Nocciola Italia, oggi non sono più attuali e prezzi, così attentamente stabiliti, non tengono affatto conto delle sopravvenute contingenze sia economiche, che politiche, che climatiche e che globali”.
I produttori ricordano quindi le cause che hanno inciso sia sulla produzione che sui suoi costi e che rendono inattuali i prezzi oggi praticati sul mercato: Covid, guerre, costi energetici lievitati, costi della manodopera maggiorati, costi dei concimi triplicati, tassi di interesse eccessivi, produzione diminuita negli ultimi quattro anni per questioni climatiche, presenza di nuovi e dannosissimi parassiti e l’arrivo sul mercato nazionale di quantità sempre maggiori di nocciole provenienti da nazioni dove non vigono regole rigorose e costose come le nostre.
“A tutto ciò - dicono - si aggiunge la famigerata griglia che determina le fasce di attribuzione del prezzo delle nocciole, che considerate le congiunture sopra descritte, penalizza enormemente il prodotto made in Italy e soprattutto quello destinato progetto Nocciola Italia”.
I produttori sostengono che “non è possibile pretendere di estendere le coltivazioni di nocciole, come previsto da suddetto progetto, se nel contempo non viene valorizzato il prodotto fatto in Italia e non tenere conto delle varie eventualità che ogni stagione impone, eventualità imprevedibili che portano in affanno le nostre aziende”.
Rimarcano che “chef internazionali sono concordi nel premiare la qualità delle nocciole italiane, lo stesso Enea, con un recente e autorevole studio, certifica le qualità antitumorali delle nocciole della Tuscia mentre i prodotti provenienti, ad esempio dalla Turchia, manifestano grandissima presenza di aflotossine, noti cancerogeni di categoria 1”.
Quindi le richieste.
“Ci permettiamo di dare dei suggerimenti per poter continuare nella fruttuosa collaborazione che fino ad oggi ci ha uniti - dicono i produttori - sarebbe importante ribadire la fiducia nelle nostre aziende e nei nostri prodotti, sancita da una collaborazione e da una reciproca fiducia decennale, adeguando i prezzi e la griglia che li compongono a quelli che vigono per il mercato della nocciola Piemontese. Come produttori siamo disponibili ad incontrare una rappresentanza della vostra azienda - aggiungono - per valutare insieme il modo per uscire da questa crisi persistente che potrebbe causare effetti incontrollati e dannosi per tutto il comparto corilicolo”.