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Parla la comunità dei sacerdoti dell’Eremo di Sant’Antonio alla Palanzana che respinge alcune ricostruzioni giornalistiche sul progetto di un ostello per preti tradizionalisti anti-Bergoglio e chiarisce le proprie posizioni.
« I sacerdoti - dice la comunità - non sono colpiti da nessun provvedimento canonico che dichiari qualsiasi loro errore o allontanamento dalla fede. Non corrispondono al vero, quindi, le circostanze riferite da alcune fonti: essi non sono né eretici, né scismatici, né tantomeno sospesi a divinis. Poiché non esiste a loro carico nessuna accusa che riguardi la fede o la morale, non è stato celebrato alcun processo canonico a loro carico che riguardi la fede e la morale, non è stata irrogata alcuna pena a loro carico che riguardi la fede e la morale. Ciò può essere facilmente confermato dalla stessa Curia di Viterbo».
I sacerdoti quindi ribadiscono «l’integrità della loro fede e la perfetta adesione alla dottrina cattolica ed al perenne Magistero della Chiesa in tutti i suoi elementi e in tutti i suoi componenti, né essi si pongono in conflitto o contrasto con alcun principio o istituzione della stessa». Precisano che «non sono neppure sospesi a divinis, in quanto nessun provvedimento restrittivo, come sopra chiarito, è stato assunto nei loro confronti. Molto semplicemente i membri della soppressa Fraternità Sacerdotale della Familia Christi, che erano già un tempo incardinati nella Fraternità stessa, dalla soppressione di essa si trovano unicamente nella condizione di vacatio canonica, e perciò di mancanza di incardinazione».
La comunità spiega che «la presenza e la permanenza di quanti abitano all’Eremo di Sant’Antonio alla Palanzana sono pienamente legittime, non soltanto in ordine a chi ne detiene la proprietà, ma anche in ordine all’Autorità Ecclesiastica, dal momento che essi si ritirarono presso l’Eremo di Sant’Antonio alla Palanzana non per loro volontà, ma in obbedienza alle disposizioni dell’allora Commissario Pontificio della Fraternità Sacerdotale della Familia Christi, ottenendo per questo anche il favore dell’Ordinario di Viterbo. Da quel momento, in silenzio, i sacerdoti sono rimasti all’Eremo di Sant’Antonio alla Palanzana per custodire, senza clamori, la loro vita di fede e di preghiera ed in questo modo intendono continuare a vivere».
I sacerdoti dell’Eremo di Sant’Antonio replicano anche alla nota della Curia.
«Stupisce - dicono - come la Curia di Viterbo possa dichiarare quanto nel suo comunicato, solo in base ad articoli di giornale, senza aver mai attualmente promosso contatti, né relazioni, né chiarimenti di posizione con i sacerdoti residenti all’Eremo. Stupisce come i giornali nazionali e locali diano spazio ad illazioni ed insinuazioni, col solo esito di favorire la disinformazione.
Stupisce come in una Chiesa della misericordia e dell’inclusività, un sacerdote della Diocesi di Viterbo si possa permettere temerariamente di rivolgere a dei suoi confratelli quanto a suo tempo urlò Giovanni Paolo II contro i mafiosi, favorendo un accostamento assolutamente offensivo e lesivo della reputazione di coloro cui si riferisce, senza sentirne in coscienza la gravità morale ed il bisogno di riparazione. Questo costituisce una prova ulteriore del pregiudizio che grava sulla comunità dell’Eremo non per ragioni canoniche bensì ideologiche.
La comunità si aspetta che l’Ordinario - in capo al quale cade la responsabilità definita dal Can. 824 co. 2 del codice di diritto canonico – prenda le distanze da questa violenta aggressione da parte di un membro del suo presbiterio nei riguardi di suoi confratelli in piena comunione con la Chiesa.
Le accuse infamanti formulate nei confronti dei sacerdoti dell’eremo e le espressioni arroganti verso sua eccellenza monsignor Carlo Maria Viganò costituiscono un motivo di scandalo e di disorientamento per molti fedeli».
I sacerdoti si dicono stupiti di come «un ex membro della Familia Christi», il dott. Mario M. «si possa permettere affermazioni menzognere ed offensive sui sacerdoti dell’Eremo, e continui a manifestare e divulgare falsità con un rancore accreditato da giornalisti, cui forse non viene riferito l’esito di un processo giudiziario celebrato a suo carico in tutti i gradi di giudizio e che ha visto stabilire con sentenza definitiva il suo allontanamento dall’Eremo della Palanzana, a causa di gravi inadempimenti verso quel contratto di comodato d’uso che lo legava alla proprietà».
«Stupisce ancora - prosegue la comunità dei sacerdoti dell’Eremo di Sant’Antonio - come nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, durante la quale a Viterbo sono state organizzate tante iniziative ecumeniche volte a promuovere una cultura di integrazione e vicendevole stima, si voglia colpire una realtà cattolica con la quale invece non si è mai favorito alcun dialogo e contro la quale si danno solo giudizi sommari, sollevando dubbi circa la sua rettitudine di fede e di morale.
Addolora infine, che il giorno della Festa di San Francesco di Sales, Patrono della buona stampa, si pubblichino simili falsità anche da parte di testate “cattoliche” in spregio ai più elementari principi di verità, di carità e di giustizia».