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Chiuso il cerchio intorno al gruppo di fuoco che la mattina del 7 agosto 2022 uccise Salvatore Bramucci, in un agguato nelle campagne di Soriano nel Cimino. Venerdì è stato arrestato, infatti, il terzo uomo. Si tratta del 55enne macedone Ismail Memeti per il quale si era in attesa della decisione della Suprema corte di Cassazione. A eseguire la misura cautelare in carcere i carabinieri del Comando provinciale di Viterbo che già durante l’attività d’indagine. sotto la direzione della Procura, lo avevano “posizionato” sulla scena del crimine.
“Subito dopo l’omicidio - ricostruisce l’Arma in una nota - erano stati individuati i soggetti coinvolti, a vario titolo, nell’ideazione ed esecuzione dell’agguato che aveva cagionato la morte di Salvatore Bramucci”.
A un mese d’omicidio erano finiti in carcere i primi due dei componenti del gruppo di fuoco che aveva partecipato al delitto, Tonino Bacci e Lucio La Pietra e, nel mese di ottobre, anche la cognata della vittima, Sabrina Bacchio, era stata raggiunta dall’ordine di custodia cautelare in carcere in quanto era emerso che la stessa avrebbe rivestito un ruolo fondamentale nell’organizzazione dell’omicidio e nel reclutamento del gruppo di fuoco.
A settembre dell’anno scorso, alla luce di ulteriori evidenze investigative, fu arrestata anche la moglie di Bramucci, Elisabetta Bacchio, ritenuta la principale mandante e ideatrice dell’azione omicida.
All’inizio di quest’anno, invece, il cognato di Bramucci, Costantin Dan Pomirleanu, e un pregiudicato romano, Alessio Pizzuti, vicino agli ambienti cui appartenevano i partecipanti al gruppo di fuoco arrestati in prima battuta, erano stati raggiunti dalle misure cautelari rispettivamente della custodia in carcere e degli arresti domiciliari. La loro partecipazione si era concretizzata - secondo gli investigatori - nella fase organizzativa e, per quanto riguarda il cognato, nella corresponsione del compenso agli esecutori materiali dell’omicidio.
“L’ultimo tassello di questa tragica vicenda – ricordano dall’Arma - è rappresentato da un pregiudicato di nazionalità straniera, da sempre irregolare sul territorio nazionale, ritenuto il terzo componente del gruppo di fuoco che, nella fase organizzativa, ha messo a disposizione l’autovettura rubata con cui è stato consumato il delitto e che si sarebbe unito al commando operativo composto dagli individui precedentemente individuati e sottoposti a misura cautelare”.
La misura cautelare eseguita in questi giorni era stata proposta dalla Procura di Viterbo e, dopo aver superato il vaglio dei vari gradi di giudizio in materia cautelare, è stata resa esecutiva dalla Suprema Corte di Cassazione.
Con quest’ultimo provvedimento restrittivo gli inquirenti ritengono conclusa l’attività investigativa già parzialmente confluita nella fase dibattimentale con tutti gli altri indagati.