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La Tuscia è all’89° posto nazionale nel 2021 per il valore aggiunto dell’industria in senso stretto. Il dato, elaborato dalla Cgia di Mestre su dati Istat, risente di un crollo generale, con specifiche eccezioni, della produzione industriale italiana che, tra il 2007 ed il 2022, è scesa in media dell’8,4%. E’ un livello che, se si eccettua la Spagna (-8,9%) è il più alto in Europa con la Germania addirittura in territorio positivo con un ottimo +16,4%. La Francia è calata del 4,4%. La provincia di Viterbo è passata dagli 838,1 milioni di euro di produzione industriale del 2007 ai 651,1 del 2021 con una perdita di valore aggiunto del 22,3% e di 5 posizioni ed un’incidenza sul totale del valore aggiunto industriale italiano dello 0.19%.
Nel Lazio la provincia di Rieti, pur essendo ultima e al 102° posto nazionale, ha avuto una crescita della produzione industriale del 22,5% passando da 279.0 milioni di euro a 341,7%. A livello regionale è Roma e provincia di gran lunga al primo posto con 12.104,1 milioni di euro (+6,7% nel 2021 rispetto al 2007 in cui la produzione industriale era di 11.345,6 milioni di euro). Seconda nel Lazio è risultata la provincia di Latina con 2.551,0 milioni di euro di valore aggiunto industriale (+15,7% sul 2007) e terza la provincia di Frosinone, 47° in Italia, con 2.154 milioni di euro di valore aggiunto (con un calo dell’1,7% sul 2007). Prima in Italia è nettamente la provincia di Milano che, oltre ad avere quasi il doppio della produzione industriale rispetto alla seconda in Italia con 28.253,6 milioni di euro ha avuto un surplus tra il 2007 ed il 2021 del 29,3% di valore aggiunto ed incidendo da sola per l’8,38% nella produzione industriale, ovviamente come prima provincia assoluta.
Dopo Milano c’è Torino (15.588,9 milioni di euro, +9,4% sul 2007), quindi Brescia (13.551,2 milioni di euro, +18,2% sul 2007); Roma; Bergamo (11.990.5 milioni di euro, +15,7% sul 2007); Vicenza (11.506,1 milioni di euro, +30,8% sul 2007); Bologna (10.238,2 milioni di euro, +30,9% sul 2007); Modena (9.810,1 milioni di euro, +35,4%m sul 2007); Treviso (9.286,4 milioni di euro, +17,9% sul 2007) e Padova (8.314,0 milioni di euro, +34,0% sul 2007). La peggiore provincia italiana in questa graduatoria è Isernia che, nel 2021, ha avuto un valore aggiunto industriale di 192,1 milioni di euro (-25,6% sul 2007); le peggiori 10 sono state Agrigento, Grosseto, Caltanissetta, Imperia, Rieti, Nuoro, Oristano, Enna, Vibo Valentia e, appunto, Isernia. La media italiana ha visto una crescita industriale del 13,7%. A livello regionale Il Lazio è l’11° regione per variazione di produzione industriale tra il 2007 ed il 2021 passando da 19.786 milioni di euro a 15.874 con un calo del 19,8%. Le uniche 4 regioni che sono cresciute sono Basilicata (+35,1%), seguita da Trentino Alto Adige (+15,9%), Emilia Romagna (+10,1%) e Veneto (+3,1%).
La peggiore regione italiana a livello industriale è la Sardegna con un calo di oltre la metà della produzione industriale (-52,4%). Nel complesso il settore manifatturiero italiano è ancora il migliore in Europa per tenuta mentre il peggiore, negli ultimi 15 anni. È quello della raffinazione del petrolio (-38,3%), seguito da legno e carta (-25,1%), chimica (-23,5%), apparecchiature elettriche (-23,2%), energia elettrica-gas (-22,1%), mobili (-15,5%) e metallurgia (-12,5%). Il migliore settore risulta, invece, quello farmaceutico (+24,4%), seguito da alimentari e bevande (+18,2%) e macchinari (+4,6%)