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Smartphone di ultima generazione e di alto valore sono stati recuperati dai carabinieri di Sutri durante un posto di controllo sulla Cassia.
I militari hanno fermato un’autovettura, con targa straniera con a bordo quattro persone, 4 cittadini romeni tutti domiciliati in un campo nomadi della Capitale, alcuni dei quali con precedenti di polizia. Dal controllo dell’autovettura è emerso che gli stessi erano in possesso di 7 cellulari iPhone 15Pro Max e 4 Samsung Galaxy S4, inscatolati, nuovi e con la pellicola protettiva, gelosamente custoditi in una borsa notata sotto i sedili, per un valore di 15mila euro. Appena dopo sono saltate fuori anche delle etichette antitaccheggio non utilizzate e un cacciavite.
Al capo pattuglia è venuto subito in mente di aver letto la notizia di diversi casi di truffe perpetrate scambiando telefonini di ultima generazione falsi quelli veri. Insospettito dall’atteggiamento reticente e titubante dei quattro che, alla richiesta di chiarimenti non hanno saputo fornire plausibili giustificazioni, ha deciso di invitarli in caserma per chiarire i contorni della vicenda. Al termine delle attività di verifica i quattro, non riuscendo a dimostrare la corretta provenienza dei nuovissimi telefonini, sono denunciati per ricettazione in concorso. Il materiale rinvenuto è stato sottoposto a sequestro e sono state avviate gli accertamenti per risalire ai legittimi proprietari dei telefoni, il cui valore, se autentici, si attesterebbe sui 15mila euro. Nello stesso tempo sono state contattate le due importanti aziende, Apple e Samsung, per la verifica dei codici seriali che potrebbero anche risultare falsi o clonati.
«Le attività di controllo costante svolto dalle pattuglie sulle principali arterie di comunicazione della Provincia – ha dichiarato il comandante provinciale del carabinieri di Viterbo, colonnello Massimo Friano – è uno strumento indispensabile per garantire la sicurezza delle comunità, ancor più in questo periodo estivo caratterizzato dalla presenza di numerosi turisti, tra i quali si possono celare i malintenzionati che spesso vengono in trasferta nella Tuscia per compiere reati».