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«La Tuscia non è in vendita!» . Lo dicono a chiare lettere le associazioni Lago di Bolsena, AssoTuscania, Blue Bolsena Lago D’Europa, Be Like Your Place, BLYP, Comitato Ambiente e Salute della Tuscia, Comitato di Canino Comitato per la tutela dell’Alfina Comitato Phobos Castel Giorgio e Orvieto e Rete Nogesi. Le nove realtà hanno dato vita a un nuovo soggetto. Fanno sapere, infatti, che «la protesta dal basso contro l’ondata incontrollata di impattanti progetti “green” (eolico e fotovoltaico in particolare) che funestano l’orizzonte della Tuscia viterbese e umbra cresce anche in termini organizzativi. A seguire gli incontri recenti promossi a Latera dal Bio-distretto del Lago di Bolsena, nasce il Cat, il Coordinamento ambientale della Tuscia, tra comitati e associazioni che da tempo sono impegnati nella difesa di un territorio vasto ma omogeneo». Lo scopo della neonata organizzazione è quello di dare voce alle istanze di un’area che «per caratteristiche morfologiche e storico-culturali è connotata da sempre da uno sviluppo basato in gran parte su una vocazione agricola e turistica di grande qualità».
Il Cat ha individuato una propria sede virtuale sui Monti Vulsini, a cavallo tra Lazio e Umbria, proprio per rimarcare le comuni radici storico-geografiche di questo ampio e suggestivo territorio.
«Mentre imperversa a livello nazionale una capillare ed asfissiante campagna mediatica a sostegno delle fonti energetiche rinnovabili basate su eolico e fotovoltaico - prosegue il Cat - si avverte l’esigenza di riportare questi temi in un alveo di ragionata e lucida pianificazione, obiettività e confronto con le istituzioni, per evitare quello che, dati alla mano, rischia di diventare per paradosso uno scempio insensato dell’ambiente e del paesaggio, nonché un fattore devastante rispetto ai progetti ed attività improntate allo sviluppo sostenibile della Tuscia» .
La prima uscita è stata mercoledì scorso quando alcuni membri del Cat hanno partecipato all’incontro informativo sulle comunità energetiche promossa dal Comune di Farnese e Legambiente.
« Si è trattato di un’iniziativa sicuramente apprezzabile anche per il suo carattere partecipativo - dice il Cat - ma ha fornito lo spunto per sollevare pesanti critiche al “Cigno verde” che poco ha fatto per evitare lo scempio causato dai mega impianti eolici e fotovoltaici nella Provincia di Viterbo. È inoltre inaccettabile la valutazione del sindaco di Farnese sulla fattibilità di mega impianti eolici dietro laute compensazioni economiche, finalizzate sì a rimpinguare nel presente la casse comunali, ma destinate nel futuro a provocare irreversibili danni in campo ambientale ed alle attività economiche, senza peraltro contribuire alla riduzione del costo delle bollette dei cittadini».