SANTA MARINELLA – Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Civitavecchia ha rinviato a giudizio il consigliere comunale di Santa Marinella Roberto Angeletti nell’ambito dell’inchiesta per revenge porn. Rinviata a giudizio anche la sorella Bruna Angeletti,ex poliziotta. I due dovranno rispondere dell’accusa di “diffusione illecita di immagini o video privati”.

A darne notizia lo stesso sindaco di Santa Marinella Pietro Tidei, finito agli onori delle cronache dopo la diffusione dei video hot nei quali il primo cittadino si intrattiene in rapporti intimi con due donne.

Secondo quanto ricostruito, le telecamere erano rimaste nella sede comunale oltre il tempo dovuto, dopo che la Procura le aveva fatte posizionare nell’ambito dell’inchiesta per presunta corruzione, avviata a seguito della denuncia presentata dallo stesso sindaco Tidei.

Roberto Angeletti, ex consulente della Procura, e la sorella Bruna avrebbero diffuso quei video coperti dalla privacy. Angeletti li avrebbe conservati in una chiavetta dopo esserne entrato i possesso per un errore, a seguito della richiesta avanzata dal suo avvocato a conclusione delle indagini per presunta corruzione che hanno coinvolto, oltre allo stesso Angeletti, anche due consiglieri comunali, un dipendente e un imprenditore turistico. 

Angeletti, secondo l’accusa, avrebbe inviato quei video a luci rosse a sua madre e sua zia, utilizzando la chat di whatsapp; da lì si sarebbero diffusi in un tam tam fino a balzare agli onori delle cronache, anche nazionali.

«Il gup di Civitavecchia ha rinviato a giudizio Roberto Angeletti e sua sorella Bruna, imputati di gravi reati realizzati contro la mia persona – ha detto Tidei – Il tribunale, che ha già ammesso la mia costituzione di parte civile, nel caso in cui venga riconosciuta la responsabilità penale degli stessi, potrà pronunciare anche la condanna al risarcimento degli ingenti danni occorsi. E’ solo l’inizio e non arretrerò di un centimetro».

Presunzione di innocenza: Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza, fino al terzo grado di giudizio, che si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana, secondo il quale una persona “Non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”. La direttiva europea n 343 del 2016, recepita con la legge delega n 53 del 2021 stabilisce che "nessun indagato possa essere considerato come colpevole prima che nei suoi confronti venga emessa una sentenza di condanna".

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