FIUMICINO – Le recenti tragedie ambientali e il peggioramento delle condizioni atmosferiche riaccendono i riflettori sul deposito petrolifero di Via della Pesca a Fiumicino, situato in un’area ormai densamente abitata. A esprimere le sue preoccupazioni è Carlo Giovanni Michieletto, noto commercialista e profondo conoscitore della zona, in una lettera aperta che evidenzia i rischi e chiede interventi urgenti per trasferire il deposito.

Michieletto ricorda come l’ondata di maltempo del 13 dicembre, con forti piogge e temporali, abbia acuito i timori della popolazione locale. «In passato il deposito petrolifero ha subito due incendi causati dalla caduta di fulmini, provocando danni significativi alla popolazione residente nei dintorni», scrive. Con il cambiamento climatico e l’aumento di eventi meteorologici estremi, il rischio di incidenti cresce esponenzialmente.

La presenza del deposito risale a un’epoca in cui la zona era meno urbanizzata. Tuttavia, negli ultimi anni, il territorio circostante ha visto sorgere nuove abitazioni, un complesso residenziale di 54 appartamenti e una clinica privata per persone con gravi disabilità. Questi sviluppi rendono sempre più urgente una revisione della sicurezza.

Michieletto ricorda che già nel 1984 la società Raffineria Roma, proprietaria del deposito, acquistò un terreno a Coccia di Morto con l’intenzione di trasferire l’impianto. Tuttavia, a distanza di quasi 40 anni, nulla è stato fatto. «Per inspiegabili motivi e per la disattenzione prestata dal Comune e da altri enti preposti alla sicurezza, il deposito non è stato trasferito, nonostante le numerose proteste della popolazione e la corrispondenza inviata a istituzioni competenti già nel 1998», prosegue Michieletto.

Anche i progetti del porto commerciale di Fiumicino, elaborati dall’Autorità Portuale di Civitavecchia dal 2004, prevedevano lo spostamento del deposito, ma senza risultati concreti. Inoltre, un opuscolo distribuito nel 2009 dalla Prefettura di Roma e dalla Protezione Civile di Fiumicino informava i residenti, entro un raggio di 120 metri dal deposito, dei rischi associati e forniva istruzioni in caso di emergenze.

Negli ultimi anni, l’attività del deposito è diminuita, complice la chiusura della raffineria di Ponte Galeria e l’adozione di tecnologie avanzate nelle petroliere, che consentono il trasferimento del combustibile senza ricorrere alle pompe dell’impianto. Nonostante ciò, i rischi restano elevati.

Michieletto conclude il suo appello con una richiesta chiara: «È evidente la necessità di intraprendere subito forti e concrete iniziative per favorire un rapido trasferimento del deposito petrolifero a Coccia di Morto, scongiurando eventuali disastri provocati non solo da agenti atmosferici ma anche da errori umani, come sembra sia accaduto a Calenzano».

La situazione del deposito di Via della Pesca solleva interrogativi urgenti sulla sicurezza pubblica e sulla necessità di azioni tempestive per proteggere i residenti e il territorio da potenziali incidenti. L’auspicio è che le autorità competenti agiscano rapidamente per affrontare una questione che da decenni attende una soluzione definitiva.