CERVETERI- Sono belli, colorati e regalano allegria a chi li incontra, soprattutto nei giardinetti pubblici. Da qualche anno, sia a Ladispoli che a Cerveteri, alcuni gruppi di pappagallini si sono ormai insediati facendo del litorale la loro casa stabile. Ma la loro presenza sul territorio potrebbe non essere tutta rose e fiori. «Il problema potenziale è l'impatto che questa specie ha sulla vegetazione», ha spiegato lo zoologo Antonio Pizzuti Piccoli. Due le specie attualmente presenti non solo in Italia ma anche nel resto d'Europa: il parroccchetto dal collare, competitor delle specie indigene come il picchio, la cince e lo storno (soprattutto per occupare le cavità dei tronchi per nidificare) e il parrocchetto monaco che si nutre in particolare di semi, erbe, frutti, ma anche di larve e insetti. Il parrocchetto monaco, inoltre, come spiegato anche da diversi esperti, sono soliti costruire grandi nidi collettivi accatastando ramoscelli, fino a costituire una massa compatta che può superare il metro di diametro e il peso di 150 kg. Ma come mai una presenza così massiccia? «Sicuramente la situazione è da attribuire ai cambiamenti climatici - ha spiegato Pizzuti Piccoli - Negli ultimi anni abbiamo avuto degli inverni abbastanza miti». Sebbene si trovino in numero maggiore nella Capitale, da qualche anno anche i giardini di viale Europa, fino a qualche area verde di Cerenova, hanno visto la presenza del piccolo pennuto colorato. «Aumentando di numero in città - ha spiegato ancora lo zoologo - tendono poi a spostarsi per trovare nuovi posti dove abitare». E sebbene piccoli, innocui e colorati, i parrocchetti potrebbero però costituire un vero e proprio problema, soprattutto se il loro numero, nei prossimi anni dovesse continuare ad aumentare. «Essendo fauna selvatica ovviamente - ha proseguito Antonio Pizzuti Piccoli - qualsiasi tipo di soluzione, se il loro numero dovesse aumentare, dovrà essere trovata dagli enti preposti e non dal singolo cittadino». E lancia l'appello: «Se qualcuno dovesse trovare dei piccoli di queste specie non vanno tenuti in casa, non possono vivere in cattività. Bisogna rivolgersi ai centri di recupero come la Lipu a Roma». ©RIPRODUZIONE RISERVATA