TARQUINIA – L’acqua è un bene primario, eppure a Tarquinia c’è chi, alle soglie del 2025, è costretto a fare i conti con la carenza idrica. E non solo d’estate. Altro che Africa, questo è il dramma che vivono i residenti delle case popolari di via Ugo La Malfa e via Berlinguer, con palazzine praticamente divise in due. Bene per chi abita al primo e secondo piano, male per le famiglie che abitano dal terzo piano in su: praticamente senza acqua per lavarsi o fare la lavatrice. Va un po’ meglio a chi, magari a proprie spese, è riuscito a mettere l’autoclave, ma neanche troppo. Soprattutto nell’ultimo periodo.

Il dramma che vivono ogni giorno decine di famiglie (al n4 B6, ma anche b5, tutti i palazzi verdi e molti di quelli marroni) lo raccontano i diretti interessati. Un problema che si protrae da tempo senza che sia stata trovata, ancora, una vera soluzione. Se la carenza è un problema che si registra da anni, l’assenza quasi totale è il dramma di questi ultimi tempi.

«L’acqua qua sono anni che non viene come dovrebbe – racconta una inquilina - noi siamo fortunati perché abbiamo messo l’autoclave per limitare al minimo i disagi a spese nostre, perché almeno così ci potevamo lavare, visto che prima sotto la doccia l’acqua veniva o fredda o bollente senza possibilità di miscelarla. Abbiamo messo l’autoclave e fino a marzo tutto bene, poi sono iniziati i problemi. In particolare, da quindici giorni l’autoclave non si carica neanche di notte. In casa siamo due donne, io e mia madre, che in sintesi dobbiamo scendere al piano terra, caricare 30 litri di acqua, risalire in casa e razionarne l’uso. Se oggi faccio la doccia, per esempio, domani devo scendere a ricaricare l’acqua, e la lavatrice dobbiamo andarla a fare al centro commerciale Top 16 a 7,50 euro».

«Abbiamo chiamato il Comune che non ci ascolta, l’assessore non ci ha ancora dato risposte concrete, l’Ater ieri ci ha detto che il problema è la cisterna, perché è troppo bassa e bisogna farla più alta, perché siamo diventati troppi; e comunque ci ha detto che non è una questione per adesso. Nel palazzo nostro (B6 n4) ci sono due nuovi inquilini che hanno comprato l’appartamento e bisogna vedere se ci stanno ad affrontare i lavori, perché loro dovranno pagare di tasca loro, a differenza nostra che dovrà provvedere l’Ater».

. E in quelle palazzine ci abita anche chi è disabile.

«Nel 2024 mi sembra una cosa assurda – sottolinea una residente - L’acqua dovrebbe essere un bene primario garantito, mi sembra una cosa assurda. Qualcuno dovrà provvedere. Va bene che per i lavori grossi dobbiamo aspettare e capire anche chi paga e non paga; va bene tutto, ma almeno un po’ di spinta di acqua per noi che abbiamo l’autoclave per recuperarla la sera. Poi che per il lavoro grosso ci vuole del tempo nessuno lo nega e siamo pronti ad aspettare, nessuno lo chiede in 24 ore, ma qui ci sembra che fanno a scaricabarile, senza attivare alcuna soluzione». «La situazione è drammatica, se si va avanti così siamo costretti ad andare via, perché non si può vivere senza acqua».

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