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Il procuratore capo, Paolo Auriemma, e il pm Eliana Dolce prosciolti con formula piena, perché il fatto non sussiste, per le vicende dei presunti pestaggi a Mammagialla e per la morte del detenuto egiziano Hassan Sharaf. Ai due magistrati veniva contestato il rifiuto d’atti d’ufficio in quanto non avrebbero indagato su alcuni fatti denunciati dal garante dei detenuti. La vicenda, infatti, prende le mosse da un esposto del garante dei detenuti del Lazio presentato l'8 giugno 2018. Il procedimento, secondo la ricostruzione dell’accusa, era stato iscritto dai magistrati solo il primo agosto del 2018 “nel registro modello 45 (fatti non costituenti notizia di reato) nonostante dallo stesso emergessero specifiche notizie di reato”.
Ieri mattina davanti al gup del tribunale di Perugia, Elisabetta Massini, si è celebrata l’udienza preliminare nel corso della quale è stato riconosciuto il non luogo a procedere per entrambi. La procura del capoluogo umbro, guidata da Raffaele Cantone, ha sottolineato la correttezza dell’agire dei magistrati ribadendo la richiesta di non luogo a procedere per Auriemma e Dolce, ricalcando quindi quella di archiviazione già presentata in fase di indagine preliminare ma negata dal gip.
Si erano costituiti parte civile presidenza del consiglio dei ministri, ministero della giustizia, garante dei diritti dei detenuti del Lazio e familiari di Hassan Sharaf. Questi ultimi tramite il loro avvocato avevano chiesto il rinvio a giudizio, mentre la presidenza del consiglio dei ministeri e il ministero un maxi risarcimento. Il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste blocca qualsiasi possibilità di richiesta dei danni.