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CIVITAVECCHIA – «Trasformare Civitavecchia in una città-porto moderna e sostenibile, puntando sulla cantieristica valorizzando le infrastrutture». È questa la strada da seguire nel processo di decarbonizzazione secondo il capogruppo di Fratelli d’Italia Massimiliano Grasso, che ricorda come la scelta strategica nazionale di uscire dalla produzione di energia a carbone impatti in maniera forte, soprattutto verso la filiera produttiva delle imprese. «L'uscita (phase out) graduale dalla produzione di carbone, va inserita in un piano di sviluppo più ampio possibile, per quanto riguarda Civitavecchia, che comprenda le aree retro portuali, con una destinazione d'uso industriale – ha infatti sottolineato – questa è una opportunità per Civitavecchia che il Comune deve cogliere, sulla scia del lavoro svolto finora al tavolo al Mimit grazie all’azione di coordinamento e raccordo con il territorio svolta dalla Regione Lazio, in particolare con l’impegno della vicepresidente Roberta Angelilli».
Il completamento del piano regolatore portuale, afferma, è fondamentale per guidare la città verso un'economia più diversificata e va quindi inserito tra i progetti di sviluppo per riconvertire parte dell’economia locale. «Il riferimento è alla riconversione della Darsena energetica grandi masse, che sarà un altro porto nel porto, con 50 ettari di piazzale e banchine», ha spiegato Grasso. Questo progetto potrebbe rappresentare una risorsa strategica per il territorio, coinvolgendo attori di rilievo come Enel e potenzialmente un player nazionale importante come Fincantieri, con l'obiettivo di rilanciare l'occupazione nel settore della metalmeccanica.
«Per quanto riguarda il progetto della Tyrrhenian wind energy, una cordata che vede coinvolte Copenhagen Infrastructure Partners, Eni Plenitude e Cassa depositi e prestiti, prevede la realizzazione di cinque grandi parchi eolici offshore galleggianti, con uno da costruire al largo da Civitavecchia – ha ricordato Grasso - il piano, di circa 15 miliardi di euro di investimenti, avrebbe una capacità produttiva di circa 540 MW per il solo impianto di Civitavecchia». Per l'uscita dal carbone «l'attuale amministrazione, oltre agli altri progetti, insiste anche sull'eolico offshore, ma non ci sono i tempi tecnici - ha obiettato Grasso - la cordata ha interesse a realizzare i parchi eolici a mare, ma non a investire sull’hub a terra (per assemblaggi manutenzioni e lavorazioni sulle pale eoliche) che è quello che interessa il territorio in termini di ricaduta occupazionale per il dopo-carbone. Per far questo serve realizzare la darsena energetica grandi masse a nord del porto, un investimento da oltre mezzo miliardo che si potrebbe fare solo con 200 o 300 milioni di parte pubblica e altrettanti di privati - ha ribadito il capogruppo di Fratelli d'Italia a Civitavecchia – il Comune ha partecipato a questo bando ma, al contrario di Taranto e della Sicilia, difficilmente potrà vincere. Inoltre, la cordata ha presentato una richiesta di valutazione di impatto ambientale per il parco eolico ma, a oggi, la richiesta Via risulta sospesa da parte del proponente».