Olimpiadi e politica sono sempre andate a braccetto. Comprese le proteste. Una delle più eclatanti risiede nel podio dei 200 metri piani alle Olimpiadi di Città del Messico 1968.
Alla premiazione, due atleti di origine afroamericana, Tommie Smith (oro) e John Carlos (bronzo) decisero di protestare contro il razzismo dilagante in USA e in favore del potere nero, mostrando un distintivo dell’Olympic Project for Human Rights.
Un aneddoto famoso fu il fatto che entrambi vollero presentarsi vestiti con dei guanti neri in segno di protesta, ma visto che ne mancò all’appello un paio, se li divisero mostrandoli durante la premiazione col pugno alzato. I due ascoltarono l’inno americano con la testa china e completamente scalzi. Questo provocò l’ira sia del Comitato Olimpico Internazionale che di quello Statunitense.
Gli atleti vennero espulsi dalle Olimpiadi e subirono pesanti ritorsioni una volta tornati in patria. Solo molti anni dopo vennero riconosciuti da tutta la comunità internazionale come ambasciatori dell’uguaglianza degli uomini.
Anche il secondo classificato, l’australiano Peter Norman indossò il distintivo sulla tuta. Meno conosciuto fu il fatto che quest’ultimo ebbe conseguenze ancora più infelici con il suo gesto. Fu cacciato dalla squadra, venne boicottato negli anni successivi e nonostante la qualifica venne escluso dai Giochi Olimpici di Monaco 1972.
Fece l’insegnante e morì di infarto a 64 anni. Smith e Carlos presenziarono al suo funerale portando in spalla la bara.
La sua memoria venne riabilitata solo nel 2012 con le scuse ufficiali del Parlamento australiano e venne anche depositata una statua in suo onore.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Le pantere nere di Messico 1968
Tommie Smith e John Carlos decisero di protestare contro il razzismo dilagante in USA
26 maggio, 2022 • 16:32