Conoscevo Antonio Parisi fin dalla fine degli anni ’80. “Camicione” come lo chiamavano gli amici di Civitavecchia e quelli della pallanuoto che aveva sparsi in tutta Italia, era una delle persone più testarde con cui abbia mai parlato.

Portava avanti le sue idee a testa alta e con la schiena dritta. Non mollava di un millimetro.

Così come era in vasca quando giocava, era nella vita, che ha dedicato allo sport in acqua.

Prima alla pallanuoto, in cui portò altissimo il nome di Civitavecchia, da protagonista assoluto della squadra in cui giocò in serie A per 12 anni consecutivi, prima agli ordini del suo maestro Alfio Flores, poi di Roldano Simeoni con cui fu uno degli eroi di Sebenico, secondi in campionato dietro la Canottieri Napoli e terzi in Coppa delle Coppe.

Poi al nuoto, che divenne anche la sua professione: fu tra i fondatori della Cosersport e insegnò a nuotare a generazioni di civitavecchiesi, nella piscina comunale di via Maratona, ancora oggi gestita dalla Coser. Il richiamo della competizione era troppo forte per lui. E allora, dopo l’accordo con l’Aniene per i nuotatori “sfornati” da via Maratona, fondò la Cosernuoto, che riportò in serie A di pallanuoto femminile.
Non lo fermava niente e nessuno, se si metteva in testa una cosa. Sconfisse anche la malattia, che si presentò, subdola, una prima volta trent’anni fa, segnalata da una insolita stanchezza e da un dolore alle ginocchia, a cui lui non voleva dare peso. Allora lo salvò un altro mitico personaggio civitavecchiese doc come il dottor Franco Ponziani che spedì Antonio a fare ricerche e approfondimenti, che allora gli salvarono la vita.

Lottò contro il cancro come era abituato a fare in vasca ed ebbe la meglio. Il suo cruccio allora divenne quello di non poter trascorrere più troppo tempo in acqua, dove lasciò campo libero ad un altro grandissimo tecnico della nostra città come Fabio De Santis. Provò a combattere anche una battaglia politica, vincendo anche quella: nel 2006 venne eletto in consiglio comunale con una lista civica di sinistra, a sostegno di Marco Piendibene, che allora non riuscì a vincere, al contrario di quest’anno, facendo felice il vecchio amico Antonio, che alla fine dello spoglio mi mandò il suo ultimo messaggio, che purtroppo ho letto solo oggi cercando qualche vecchio ricordo, e non avendo così avuto modo di rispondergli: «Ciao Massimiliano, nonostante la sconfitta, la mia stima nei tuoi confronti rimane immutata».

Stava già di nuovo molto male, ma come era nel suo carattere non lo aveva detto quasi a nessuno.

Non avvezzo a stare dietro a una scrivania, allora con gli altri suoi “allievi” e fratelli di vita della Coser, Mauro De Santis e soprattutto Cesare Muzi, si inventò il Caimano d’oro, con il Galà degli Sport Acquatici, con cui riportò, sia pure al Traiano e non a largo Galli, Civitavecchia ad un ruolo da protagonista assoluta. Nessuno rifiutava i suoi inviti e anzi in quasi 20 anni sono venuti con grande piacere a ritirare il riconoscimento ma soprattutto a salutare e celebrare “camicione”, ricordando in molti casi le epiche battaglie in acqua, nomi del calibro di Eraldo Pizzo, Gianni De Magistris, Ratko Rudic, Carlo “Bud Spencer” Pedersoli, solo per ricordarne alcuni, tralasciando tutti gli altri campionissimi più giovani, o i civitavecchiesi premiati, da Simeoni a Del Duca, da Forcella a Coconi, fino al premio alla memoria dell’immenso Marco Galli, per il quale quella sera Antonio si commosse non poco.

E chissà che oggi non si siano trovati per tuffarsi insieme nel blu infinito del cielo.

Addio Antonio, anche la mia stima per te, per il tuo modo di essere, all’apparenza burbero, ma in realtà sempre leale, corretto e generoso, nel tuo non avere mezze misure, rimarrà per sempre immutata, non solo dentro di me, ma cercando sempre anche di raccontare chi sei stato, per lo sport che amavi e per la nostra città.

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