CIVITAVECCHIA – «Inaccettabile e scorretta fuga in avanti da parte di Unindustria: occorre chiarezza e trasparenza da parte della categoria. Chiediamo al Sindaco di convocare urgentemente il tavolo per spiegazioni». La segretaria di Ugl Fabiana Attig critica quanto ipotizzato recentemente dall’unione degli industriali e, «pur nella massima cautela esprime soddisfazione per i ragionamenti finalmente affrontati sul futuro di Enel nel corso del tavolo interministeriale al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, in previsione del piano di Phase-out nazionale al 31 dicembre 2025. Nonostante il goffo tentativo di tirare la volata al prolungamento dell’utilizzo del carbone oltre il 2025 da parte di Unindustria, come Ugl abbiamo rimarcato con forza come Civitavecchia per decenni ha rappresentato, come del resto ancora oggi rappresenta, un assetto fondamentale e strategico di produzione energetica per il nostro Paese. Nel territorio, infatti, incidono due siti energetici, tra cui la centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord. A partire dal dopoguerra l'economia della città ha visto il proprio sviluppo collegato alla produzione energetica, fonte da un lato di benessere economico, ma dall’altro di rilevanti problemi, in primis chiaramente il forte impatto ambientale ragione questa che non consente ulteriori ritardi per la transizione energetica e ambientale. In quest’ottica, tuttavia, va necessariamente considerato che, la produzione energetica ha plasmato nel tempo l’economia cittadina, forse anche inibendo le potenzialità imprenditoriali alternative che il territorio poteva offrire. Così come va rimarcato che le nostre imprese oggi, in estrema difficoltà non possono e non debbono subire ulteriori ritardi o arresti rispetto gli impegni assunti da Enel. I lavori di manutenzione della centrale si sono improvvisamente arrestati mettendo in forte crisi tutto il settore metalmeccanico e l’intero indotto con la conseguente perdita occupazionale già iniziata e che la nostra città non può di certo permettersi».

Enel ha dichiarato che il prossimo 20 novembre presenterà il Piano Industriale. «Sappiamo o, meglio, immaginiamo – ha aggiunto Attig – che non ci saranno ricette risolutive immediate per il nostro territorio. Per questo, deve essere altrettanto chiaro, che non si accetteranno proposte di deroga alla conclusione dell’era carbone, ovvero oltre il 2025. I tempi ormai stringenti alla data del 31 dicembre 2025 non possono essere l’alibi per ritardare l’uscita dal carbone al contrario dovranno essere da stimolo per la rapida definizione delle azioni da introdurre volte alla completa riconversione dell’intero comparto energetico. Per questo chiediamo che il Comune convochi urgentemente il tavolo per riconfermare e ribadire quanto già sottoscritto dalle parti sociali istituzionali e datoriali».

Secondo Ugl, gli  impegni già assunti dall’amministrazione comunale come l’area di crisi complessa approvata dal Consiglio Comunale di Civitavecchia è una opportunità su cui costruire un vero e proprio contratto di sviluppo con tutti gli attori e operatori del territorio «e che tracci la strada per uno sviluppo strutturato e programmato per il territori, come ad esempio la logistica ad appannaggio degli hub dedicati per la produzione di nuove tecnologie energetiche. È del tutto evidente – ha concluso – che in un tutto questo è necessario un intervento urgente decisivo da parte del Governo entro il 2023 come già avvenuto per Brindisi. Le organizzazioni sindacali hanno lavorato, per la prima volta nella storia di Civitavecchia con tutte le istituzioni alla stesura di un documento condiviso da tutti gli attori territoriali sottoposto al Governo e alla Regione. Un lavoro questo, che ha prodotto una sintesi condivisa sulle potenzialità di sviluppo alternative al carbone. Prestare il fianco oggi, o soltanto immaginare di rallentare il processo in atto della transizione energetica, significa voler far sprofondare il nostro territorio in una recessione economica sociale e produttiva dalla quale difficilmente se ne potrà uscire. Il territorio di Civitavecchia con il suo Porto è un polo industriale naturale in grado, se messo nelle condizioni, di produrre e assemblare tutte quelle tecnologie indispensabili per la transizione energetica, facendo del Porto un punto di riferimento strategico del Mediterraneo».