«In tanti mi chiedono di tornare ad occuparmi di Civitavecchia, ricordando le ultime opere pubbliche che risalgono alla mia amministrazione». Usa la tecnica di un altro ex sindaco come Pietro Tidei, quello dello slogan “Lo vuole la gente”, Alessio De Sio nello spiegare il suo ritorno in campo, dopo quasi vent’anni fuori dalla politica, e una carriera importante nel “para-pubblico” e nel privato. In tanti sono però anche quelli che hanno commentato negativamente il primo passo del lungo percorso di rientro sulla scena: sui social in diversi post è stato infatti notare come la parola “Ambiente”, uno dei pilastri della nuova associazione presieduta dall’avvocato Pier Salvatore Maruccio e ispirata dallo stesso De Sio, strida non poco se accostata a chi viene ancora oggi ricordato come “il sindaco del carbone”.

Al di là di queste valutazioni, che faranno parte inevitabilmente del dibattito locale e poi - eventualmente - della campagna elettorale, l’azione di De Sio un merito lo ha avuto.

Anche se ancora né lui, che segue lo schema classico di chi non vuole bruciarsi, negando ufficialmente persino la “scesa in campo”, nascondendosi dietro l’autorevolezza di un nome come quello di Maruccio, né lo stesso presidente dell’associazione nelle interviste di questi giorni, hanno voluto porre espliticamente la questione politica insita nella costituzione stessa di “Smart”: la necessità avvertita da diverse figure civiche, politiche e vicine all’area moderata, di proporre qualcosa di diverso rispetto all’attuale centrodestra che governa la città ,aggiungendo e togiendo periodicamente pezzi.

In sostanza, De Sio e chi lo accompagna in questo percorso (i fondatori dell’associazione, senza tessere di partito, come D’Angelo, Passerini, Trotta, Bassetti, Pagliarini ecc. e i tesserati di Fratelli d’Italia che ci sono, ma non possono esporsi mettendo la faccia in una associazione politica, come la consigliera regionale Emanuela Mari) hanno come primo punto fondante, benché non scritto, del loro programma la discontinuità con Ernesto Tedesco.

Nel centrodestra degli ultimi dieci anni il film delle divisioni interne è ben conosciuto e sembrava essere stato superato proprio con Tedesco, grazie al “sacrificio” di Zappacosta e al passo indietro di Grasso. Ma poi lo stesso Tedesco ha fatto harakiri spaccando la sua stessa maggioranza e cercando solo recentemente, dopo il boom di Fratelli d’Italia, di rimettere insieme i cocci di un vaso che comunque ormai è frantumato e anche se all’apparenza reincollato, impossibile da far tornare come prima della rottura, che peraltro ora è in essere con la Forza Italia di Claudio Fazzone.

Un ottimo modo per riconsegnare Civitavecchia al centrosinistra sarebbe quello di trascinare la vicenda della riconferma o meno di Tedesco fino alla prossima primavera, salvo poi decidere a Roma un mese prima della campagna elettorale.

In questo senso il passo di De Sio può assumere una funzione almeno chiarificatrice circa l’effettiva volontà, non di Tedesco (che vuole legittimamente, dal suo punto di vista, ricandidarsi), ma di chi oggi lo sostiene, di continuare sulla stessa strada o di imboccarne una diversa, non necessariamente con De Sio, quanto a programmi e poi candidati che dovrebbero rappresentarli, per cercare di vincere di nuovo.

Prima il centrodestra riuscirà a darsi una risposta, agendo di conseguenza, più possibilità avrà di ripetere il successo del 2019.

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