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La vicenda del porto crocieristico privato di Fiumicino (l’ex porto della Concordia di Bellavista Caltagirone) assume contorni sempre più eclatanti per l’impatto dell’opera e per come ne viene presentato l’iter, che è al di fuori del normale percorso di un porto destinato ad ospitare navi da crociera.
Diversi aspetti interessanti sono emersi nella recente audizione nella Commissione speciale Giubileo della Regione Lazio.
Il primo, sul vero interesse dell’opera che probabimente non è “solo” per yacht e crociere ma anche per una operazione immobiliare di più ampio respiro. Fiumicino Waterfront srl, la società di scopo del gruppo statunitense Royal Caribbean è stata ceduta per il 90% del capitale a un fondo inglese. L’opera sarà possibile grazie all’iter autorizzativo agevolato derivante dall’essere stata definita dal Governo Draghi come un’opera strategica per il Giubileo del 2025. Il punto è che il porto che si intende costruire ospiterà yacht e mega yacht fino a 150 metri. A questa Marina, con evidenti funzioni turistiche (con le autorizzazioni per il diporto in capo a Comune e Regione)si aggiungerà però quello che viene definito "un accosto crocieristico". Per il quale, a questo punto, a legislazione vigente, dovrebbe intervenire il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con la gestione e la realizzazione demandate all’Autorità di Sistema Portuale.
Secondo i numeri presentati dall'ad della Fiumicino Waterfront, quando il porto sarà a regime vedrà transitare 1.200.000 passeggeri all'anno, quindi circa 240 navi da crociera.
Nuovi particolari anche sul dragaggio della foce del Tevere, la zona dove è previsto il nuovo porto. È prevista la rimozione di 1.600.000 metri cubi di materiale che l'azienda appaltante prevede di mettere a disposizione per il ripascimento delle spiagge per il litorale. Ma a dire se il materiale sia o meno idoneo al ripascimento, dovrà essere l'Ispra valutando l'inquinamento del materiale rimosso. Senza contare che con ogni probabilità i dragaggi si renderanno necessari con una certa frequenza, motivo per cui l’imperatore Traiano decise di spostare a “Centumcellae”, fondale roccioso, il porto di Roma.
Tutto questo, ammesso che l’iter autorizzativo superi indenne tutti gli step e le “perplessità” finora espresse, senza contare che per il Giubileo che inizia tra meno di un anno il porto non sarà mai pronto. Noncurante di questo, l’amministratore della Fiumicino Waterfront ha spiegato che le bachine, anche quella crocieristica, saranno elettrificate con il “cold ironing” (come avverrà a Civitavecchia) e che fino ad allora nessuna nave entrerà in porto e i crocieristi saranno portati a terra con delle lance.
Che senso abbia tutto ciò, anche considerando che Royal Caribbean è socia di Rct, che gestisce il terminal crociere di Civitavecchia, insieme a Costa Crociere e Msc, non è affatto chiaro, se non inquadrando l’interesse dell’operazione nell’avere comunque una marina super-lusso a due passi dall’aeroporto, con i collegamenti autorizzati e realizzati grazie al Giubileo, che però non vedrà una sola nave arrivare da Fiumicino.
E il punto di caduta futuro e finale sembra essere quello, più che di una concorrenza al porto di Civitavecchia, che nel 2024 betterà se stesso con l’incredibile numero di quasi 3,5 milioni di crocieristi, di un ampliamento della circoscrizione dell’Adsp per far fronte ai problemi di demanio, security, dragaggi e opere marittime che un porto crocieristico comporta e che finora non sembrano essere stati presi in condiderazione.
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