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Palazzo del Pincio
Gli strateghi politici che stanno consigliando il Generale Paolo Poletti nella preparazione della sua scesa in campo, ossia Pietro Tidei e Roberto Serafini, hanno immaginato un cambio di gioco repentino, rispetto allo schema che si era consolidato nelle ultime settimane.
Il Generale si era infatti presentato con una intervista video in cui aveva affermato di rivolgersi al centrodestra ed al suo elettorato con la sua associazione Leali Legali Liberi. Venerdì pomeriggio, invece, su sollecitazione di Enrico Luciani, la segreteria del Pd ha incontrato l’ex direttore dei servizi segreti, che ha indossato i panni del civico, eseguendo una perfetta inversione a U e spingendosi a dire (nonostante il tentativo di arginarlo della vecchia volpe della politica Sandro De Paolis, che lo accompagnava nella sede del Partito Democratico) di non voler fare accordi con il centrodestra.
Le parole in politica secondo qualcuno valgono nel momento in cui si dicono. Però è anche vero che in diversi farebbero bene ad interrogarsi su cosa possa esserci dietro un cambio di linea così pesante.
Se era infatti stato indubbiamente un errore, per un aspirante candidato civico, quello di esordire dicendo di rivolgersi in particolare a una parte dell’elettorato, la correzione non è stata da meno: anziché limitarsi ad affermare di volersi confrontare con tutti, infatti, Poletti è andato oltre, escludendo categoricamente ogni possibilità di accordo con il centrodestra.
E siccome il Generale potrebbe non avere ancora una sufficiente esperienza per le liturgie della politica, ma senza dubbio è persona attentissima e di grande intelligenza, la scelta e la perentorietà dei termini utilizzati non sono state certamente frutto del caso o dell’improvvisazione.