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Coraggio. È la parola che forse meno si addice all’amministrazione Tedesco e al suo massimo rappresentante, facendo riferimento al coraggio “politico” di prendere decisioni, assumere responsabilità, scegliere percorsi amministrativi. Le uniche scelte in cui il Sindaco ha “brillato” sono state quelle - a lui in buona parte imposte dai partiti - legate a rimpasti e cambi di assessori: in quello Tedesco non è secondo a nessuno e anzi probabilmente rimarrà nella storia amministrativa cittadina come il sindaco dei rimpasti.
Oggi il primo cittadino cerca, a parole, di recuperare il tempo perduto, affermando di voler realizzare in questi ultimi 10 mesi di consiliatura quanto non è riuscito a fare nei primi 4 anni (anche riconoscendo le oggettive difficoltà emergenziali dei primi 2 anni, in piena pandemia). Ma è del tutto evidente che non c’è traccia del coraggio che sarebbe servito per mettere al tavolo Enel e rinegoziare da subito l’accordo scellerato di Cozzolino, che dopo aver cancellato l’impegno della spa ad investire 300 milioni di euro sull’eolico (oggi peraltro per la legge del contrappasso i principali sostenitori dell’eolico off-shore sono proprio i pentastellati, che nel 2015, facendo un “regalo” di centinaia di milioni al colosso dell’energia, derubricarono ad una c...ta pazzesca l’accordo che Enel sottoscrisse con l’allora sindaco Moscherini) obbligò la città di Civitavecchia a restituire, mediante compensazioni, oltre 17 milioni di euro ad Enel. Un accordo che ancora oggi grida vendetta e la cui cancellazione era il primo punto dl programma della Svolta di Grasso, che cercò poi di attuarlo anche da vice-sindaco, organizzando con Tedesco un incontro con Enel per definire il percorso per arrivare a sospendere l’efficacia di quell’accordo per definirne uno nuovo a beneficio della città. Grasso fu poi messo alla porta, ancora oggi per ragioni “politiche” che Tedesco non ha mai chiarito, e dal primo gennaio di quest’anno la restituzione dei soldi ad Enel è diventata realtà, con la previsione in bilancio del primo milione di euro da compensare. Ora Tedesco si affanna a dire che si sta cercando di rivedere questo punto, ma la domanda che nasce spontanea è inevitabilmente: cosa è stato fatto negli ultimi due anni? Perché non si è stoppato subito quell’accordo e nel frattempo non si è definita una nuova convenzione? Perché ancora oggi non si parla del dopo-carbone, mentre a Brindisi, come a Catania o La Spezia, Enel ha già avviato investimenti per centinaia di milioni di euro complessivi?
Allo stesso modo non ci si può non chiedere perché la destinazione urbanistica del retroporto sia ancora agricola, al punto che se arrivassero imprese pronte ad investire bisognerebbe dirottarle sulla vicina Tarquinia, come già accadde per Conad.
E lo stesso ragionamento vale per la Frasca: anziché affidare le motivazioni dello “stop” al progetto di riqualificazione al romanticismo all’amatriciana di Dimitri Vitali, l’amministrazione voti questa benedetta delibera, oppure abbia il coraggio di dare un indirizzo diverso e rimettersi al tavolo con l’Autorità Portuale per rivedere il progetto. Gli stratagemmi per prendere tempo non servono: si dica chiaramente che secondo il Pincio c’è da apportare delle modifiche che consentano sia di riqualificare la Frasca, ottemperando alle prescrizioni ambientali del porto, che di mantenere fruibile per i civitavecchiesi l’unico tratto di costa di pregio naturalistico e paesaggistico della città.
Si dimostri, almeno in questo, il coraggio delle proprie scelte, prendendo una posizione chiara. Anche a costo di cambiare. Ma si esca dal limbo dell’ignavia politica, che non piace e non giova a nessuno.
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