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Il tentativo di accerchiare - non si sa poi con quale fine ultimo - l’Adsp in un momento cruciale per lo sviluppo, rischia solo di creare danni per il porto, la città e il territorio, senza che neppure chi oggi, più o meno consapevolmente, cerca di agitare gli animi, tergiversare o contestare la linea dei vertici di Molo Vespucci, possa raggiungere il proprio obiettivo, che solo apparentemente è quello di tutelare gli interessi generali dello scalo.
Due esempi di quanto sta accadendo: il primo relativo alla vicenda della sovrattassa, correlata alla necessità di finanziare i 45 milioni di euro mancanti per la realizzazione degli ulteriori 400 metri di antemurale, necessari allo sviluppo infrastrutturale dello scalo e a tutela della sicurezza della navigazione, come dichiarato e ribadito dall’ammiraglio Marini sia in comitato di gestione che in Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
E’ comprensibile la preoccupazione delle imprese portuali per la perdita di competitività del porto, con un aumento tariffario, da gennaio 2023, di ulteriori 0,724 euro a tonnellata.
E’ una preoccupazione condivisa anche dal presidente dell’Adsp Pino Musolino, che non a caso ha differito l’entrata in vigore della sovrattassa all’inizio del prossimo anno, auspicando, nel frattempo, di reperire in altro modo i 45 milioni necessari a completare il finanziamento dell’opera. «L'intervento - ha spiegato Musolino - è stata finanziata nel fondo complementare del PNRR per circa 60 milioni ed il costo è lievitato dai 69 milioni originariamente previsti a circa 106 milioni con l'aumento generalizzato dei prezzi delle materie prime. L'Adsp coprirà i rimanenti 45 milioni con un ulteriore tiraggio del mutuo BEI e per far fronte agli oneri finanziari dell'operazione si è reso necessario ricorrere all'aumento dell'aliquota della sovrattassa per 0,724 euro a tonnellata. Ne avremmo fatto volentieri a meno, trattandosi di una misura recessiva, però necessaria a non perdere 60 milioni di risorse pubbliche, per i quali entro il prossimo 31 dicembre è necessario avere stipulato una obbligazione giuridicamente vincolante, e la possibilità di realizzare un'opera così importante. L'aumento comunque entrerà in vigore dal prossimo primo gennaio e qualora ci fosse la possibilità di reperire diversamente i 45 milioni mancanti, è già previsto un annullamento totale o parziale dell'incremento dell'aliquota».
A tal proposito, risulta che il presidente dell’Adsp abbia già formalizzato al Governo la richiesta di ottenere i 45 milioni dalla verifica sui fondi Pnrr ancora da assegnare o da ridistribuire: un impegno del Mit in tal senso costituirebbe la soluzione del problema.
D’altro canto, nell’immediato, è evidente che la perdita di competivitivà dello scalo sarebbe comunque in larga parte ammortizzata dal fatto che l’onere maggiore derivante dalla sovrattassa ricadrebbe comunque sul carbone dell’Enel, che fino allo stop della centrale, ripartita a pieno regime a causa della guerra in Ucraina, non potrà che sbarcare carbone a Civitavecchia, finendo per compensare il fatto che contemporaneamente il Comune non abbia più definito alcun accordo con la stessa Enel, dovendole anzi restituire un milione all’anno fino al 2034 “grazie” alla scellerata intesa sottoscritta dal sindaco M5S Cozzolino.
Il secondo esempio riguarda proprio il Comune: solerte nel chiedere la sospensione di una delibera del Comitato di gestione sul navettamento dei crocieristi, ma caduto in letargo da mesi per l’adozione degli strumenti urbanistici necessari a sbloccare il retroporto e per concludere l’iter del Marina Yachting. Un freno allo sviluppo che in entrambi i casi non giova a nessuno.
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