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Palazzo del Pincio
Il centrodestra come al solito si impegna non poco per complicarsi la vita.
Quando si tratta di scegliere il candidato a sindaco, i partiti della coalizione che sostiene il governo nazionale di Giorgia Meloni e quello regionale di Francesco Rocca in passato non hanno mai cominciato a discutere nei famosi tavoli romani prima di febbraio inoltrato, per poi arrivare a sentenziare a marzo.
Stavolta però la novità potrebbe essere rappresentata proprio da Fratelli d’Italia, per la prima volta traino indiscusso dell’alleanza, e soprattutto dalla stessa Meloni, che non a caso nei giorni scorsi ha toccato il tema nella sua conferenza stampa di inizio anno, invitando caldamente gli alleati «a fare presto chiudendo su candidature unitarie».
Nel frattempo, l’incertezza danneggia solo lo stesso centrodestra. Mentre infatti l’opposizione, soprattutto quella griffata con le cinque stelle, non perde occasione per criticare scelte (e non scelte) dell’amministrazione, il sindaco Tedesco ormai si limita a gestire la situazione cercando di non urtare la suscettibilità di nessuno dei suoi sostenitori (sulla carta), che in realtà hanno già deciso di non appoggiarne una eventuale ricandidatura perché pensano che sarebbe perdente. Vale sia per Forza Italia e Fratelli d’Italia, che lo hanno dichiarato ufficialmente, ma anche per la Lista Tedesco (che ha avuto il buon gusto di affrontare la questione riservatamente con il primo cittadino, ma il risultato è lo stesso) e la Lega, che essendo il partito del sindaco all’esterno cerca di difenderlo, affermando (con scarsa convinzione) che il prossimo candidato sarà Tedesco, ma al proprio interno ormai appare orientata verso altre soluzioni, cercando di massimizzare sul piano politico il fatto di avere comunque il sindaco uscente.
Forza Italia, come si è detto, si è lasciata andare tramite il proprio commissario locale Roberto D’Ottavio a dichiarazioni non si sa bene quanto condivise, con chi, e soprattutto da chi. Sia il deputato azzurro locale Alessandro Battilocchio che il capogruppo Massimo Boschini, su cui D’Ottavio sta facendo fuoco e fiamme da settimane, con scarsi risultati, sembrano infatti avere idee del tutto diverse da quelle dell’ex assessore, che si è gettato anima e corpo nella partita a sostegno dell’ex generale della Guardia di Finanza Paolo Poletti, insieme al consigliere regionale azzurro Giorgio Simeoni, legato all’imprenditore Roberto Serafini. Proprio Serafini, dopo essersi inventato con successo la candidatura di Tedesco, vuole fare il bis dimostrando di essere il vero padrone di Civitavecchia, anche più del suo amico Pietro Tidei, che però da parte sua è un vero animale politico che, piaccia o meno, sul territorio “regna” da 50 anni, mentre Serafini di mestiere fa l’imprenditore, sarebbe opportuno che non pensasse di determinare anche i destini della politica locale e dovrebbe invece stare bene attento a non diventarne una meteora. Tornando a D’Ottavio, nel 2018 sosteneva allo stesso modo Massimiliano Grasso e abbiamo visto come è andata a finire.
A sciogliere i nodi sarà la posizione di Fratelli d’Italia, che ha cominciato dalla Sardegna a mettere in pratica quanto chiesto da Giorgia Meloni (per candidature unitarie e vincenti). L’unico nome appartenente al partito realmente sul tavolo oggi è quello di Massimiliano Grasso, che è anche quello che sicuramente aggrega di più. Il perché, secondo qualcuno, dovrebbe essere escluso anche stavolta è politicamente un mistero. Ma come disse già nel 2014 il senatore azzurro Claudio Fazzone proprio a proposito della candidatura di Grasso (che poi andò con Fratelli d’Italia e liste civiche, perdendo per appena 45 voti e doppiando Forza Italia) “a volte è meglio perdere”. La storia si ripeterà, o 10 anni dopo, con FdI passato dal 2 al 30%, sarà una vera svolta?
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