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CIVITAVECCHIA – Potrebbero non essere necessarie le parole. Perchè gli occhi e i segni sul viso raccontano parecchio. E raccontano di quarantacinque anni dedicati agli altri, impegnati a costruire un’alternativa, un aiuto, un’ancora di salvataggio, un porto sicuro dove potersi fermare, ripensare alle proprie vite, ed andare avanti.
Alessandro Diottasi - per tutti Sandro - il fondatore della Comunità Mondo Nuovo, ricorda ogni momento di questi lunghi anni trascorsi accanto a a tante persone con problemi di droga e dipendenze.
La scorsa settimana sono stati festeggiati al centro di recupero Villa Paradiso, la casa madre della Comunità, i 45 anni di attività, immersi nelle emozioni più varie.
GLI INIZI: UNA SCELTA DI CUORE E SACRIFICIO Era il 1979 quando Sandro, spinto dalla tragedia della perdita di un cugino e dalla visione quotidiana del dolore di molti giovani, decise di impegnarsi in prima linea e fondare la Comunità Mondo Nuovo.
All'epoca, insieme ad altri quattro ragazzi, prese in mano la situazione con poche risorse ma un’infinita determinazione. Le prime strutture a Spinicci erano rudimentali, ma con il tempo e un impegno incessante, sono diventate il nucleo di un'organizzazione che oggi vanta cinque sedi nel Lazio, una rispettivamente in Toscana, Abruzzo, Lombardia ed una in Croazia.
«C’era Riccardo con noi, lui aveva esperienza di comunità, io no. Inizialmente, dal punto di vista economico, era tutto sulle mie spalle - ricorda Diottasi, nell’ufficio di Campo dell’Oro, con accanto il figlio Mario, operatore di comunità - non c'era alcun supporto dalle Asl, e abbiamo fatto tutto con il mio stipendio: lavoravo prima sulle navi traghetto delle Ferrovie dello Stato, e poi in Enel».
Questo sacrificio personale, insieme a una forte volontà di aiutare i giovani, ha reso possibile un progetto che ha dovuto superare ostacoli terapeutici e burocratici enormi. «Abbiamo accolto migliaia di ragazzi - ha ricordato il presidente della Comunità - ma per me sono ancora troppo pochi».
IL VOLTO DEL CAMBIAMENTO: DAI PRIMI ANNI A OGGI Seppure le leggi siano cambiate nel tempo, gli ideali e i valori che hanno ispirato Diottasi e la sua comunità sono rimasti gli stessi. La Comunità Mondo Nuovo è cresciuta, passando da una singola struttura a una rete che accoglie persone da diverse regioni e nazioni. «Il successo più grande - spiega ancora - è vedere i ragazzi che entrano da soli in comunità e affrontano il cammino: sono protagonisti stessi della loro vita, responsabili del cambiamento. Ognuno di loro ha lasciato qualcosa, e insieme hanno costruito non solo le strutture fisiche, ma anche una comunità che è una vera casa per tutti».
Negli anni hanno accolto vite che sembrano in frantumi, le hanno sostenute e le hanno accompagnate verso una rinascita - non tutte purtroppo - attraverso l’amore, la collaborazione, il senso di responsabilità, la ricollocazione nella società. Un accompagnamento graduale ed intenso.
Negli anni, l'approccio di Diottasi si è evoluto. Un tempo sindacalista rivoluzionario sui traghetti, impegnato per battersi contro lo sfruttamento sul posto di lavoro, Diottasi ha trovato un nuovo significato nella fede, ispirato dall'incontro con il messaggio di Gesù. «Prima non credevo, ma poi ho scoperto il suo essere rivoluzionario, tante cose del mio vissuto e del mio atteggiamento le trovavo nella Bibbia e ho accolto la fede» ha confessato mostrando come la spiritualità abbia arricchito il suo impegno sociale.
AFFRONTARE IL DOLORE E TROVARE LA SPERANZA Una delle esperienze più dolorose per Diottasi è stata osservare il devastante impatto dell'Aids sui giovani che cercava di aiutare. «Ho visto troppi ragazzi morire di Aids - riflette con amarezza - lo Stato, ad esempio con il metadone, non fa altro che aiutarli a morire invece di salvarli». Questo ha rafforzato la sua convinzione nella necessità di un approccio diverso, focalizzato sull'accoglienza e il supporto emotivo oltre che terapeutico. «Bisogna essere aperti mentalmente - afferma Diottasi - ciascuno entra con i propri problemi, e ognuno contribuisce alla costruzione quotidiana di questa bella comunità. Importante è accoglierli, dialogare e dare quelle regole che poi servono nella società. La comunità è una piccola società».
UNA FAMIGLIA ALLARGATA: LA COMUNITÀ E LA VITA PERSONALE Alessandro Diottasi ha saputo equilibrare la sua vita tra la comunità e la famiglia. «Come sono riuscito a mantenere famiglia e comunità? Semplice: la comunità è famiglia.». Con orgoglio parla della collaborazione del figlio, che diversi anni fa ha lasciato il suo lavoro in azienda per dedicarsi a Mondo Nuovo, e al ruolo della figlia Tania nel settore infermieristico della Asl Rm4, dimostrando come il senso del sociale sia una tradizione di famiglia.
Oggi, l’85% dei nuovi ingressi avviene su base volontaria, un significativo cambiamento rispetto agli anni Ottanta, quando l'età media dei ragazzi era tra i 25 e i 27 anni. Ora, con una media di 41 anni, la comunità continua a evolversi, adattandosi ai nuovi bisogni e mantenendo viva la domanda fondamentale che guida Diottasi ogni giorno: «Bisogna fare la cosa giusta o quella che mi piace?».
In un mondo che cambia, la Comunità Mondo Nuovo rimane un faro di speranza e trasformazione, grazie alla visione e alla dedizione incrollabile di Alessandro Diottasi e del suo team. Un esempio di come l’amore e la determinazione possano davvero fare la differenza.
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